
Oliver McQueen, introverso psichiatra irlandese, è decisamente incuriosito. Una busta gialla, una di quelle imbottite, è al centro della sua scrivania. È strano ricevere qualcosa per posta in una realtà in cui tutto viaggia online ed è rapidissimo. Anche l’indirizzo scritto a mano gli sembra strano e lo rimanda indietro nel tempo. È stato scritto a pennarello ed è un po’ sbavato. Evidentemente quella busta è in giro da un po’ e sembra sia stata anche sotto l’acqua. La curiosità di Oliver aumenta, ma insieme ad essa cresce anche l’ansia. E se si trattasse di un pacco-bomba? Magari è la vendetta di un paziente che vive le cure del medico come tortura e vuole punirlo. Oliver fa correre le dita sulla carta gialla e, alla fine, si decide ad aprire la busta. Un plico di fogli ripiegati scivola fuori, insieme a una busta bianca, con un messaggio scritto nel punto in cui dovrebbe essere indicato l’indirizzo del destinatario, che è assente. Si tratta di una serie di istruzioni per lui: viene invitato, da tale O.L., ad aprire la busta bianca solo dopo aver letto il plico di lettere accluse. Si tratta, in poche parole, di una specie di richiesta di diagnosi a distanza. Le lettere, viene spiegato nel breve messaggio, sono senza data e sono state contrassegnate, da O.L., con le lettere dell’alfabeto nell’ordine in cui le ha ricevute. Provengono da una sua vicina di casa, che ha preso l’abitudine - lo scrive lei stessa in una delle lettere - di passare davanti alla sua cassetta della posta e di lasciarle una missiva solo dopo aver verificato che quella precedente sia stata regolarmente ritirata. Ogni volta, prima di infilare una nuova lettera nell’apposita fessura, si accerta che l’atrio sia deserto e spesso, se incontra qualcuno che lava il pavimento della scala o qualcun altro intento ad armeggiare con la chiavetta nella serratura della propria cassetta postale, torna indietro e ci riprova dopo un po’. In questo modo, a volte, trascorre l’intero pomeriggio prima di portare a compimento la sua missione. Oliver è davvero incuriosito dalle prime lettere della sconosciuta che, ha deciso, chiamerà Dora…
Interessante la sfida che Orlando Del Don e Annalina Molteni hanno deciso di affrontare: scrivere a quattro mani un thriller psicologico che, oltre a cercare di sondare gli anfratti più riposti della mente umana, si serve di un ritmo narrativo sostenuto e dell’espediente della storia nella storia. L’architettura del racconto richiama infatti le scatole cinesi: Oliver McQueen, introverso e schivo psichiatra irlandese che pare vivere per il lavoro e lasciare poco spazio ad altri sentimenti e stati d’animo, si fa catturare dal misterioso fascino di una serie di lettere, che finiscono per coinvolgerlo in un dialogo a distanza tanto serrato quanto oscuro, o comunque destinato a restare tale fino a quando i misteriosi interlocutori non vengono svelati. Durante la lettura del carteggio, la nebbia pian piano si dirada e una verità pesante si palesa: si tratta di un passato denso e doloroso che spinge per riemergere. Ed è un passato che riguarda anche lui, il solitario e compassato dottor McQueen che, per sciogliere l’intrigo raccontato nelle lettere che ha davanti a sé, deve camminare tra le ombre e cercare il capo di una matassa complicata e contorta. Dall’Irlanda all’Italia, dalla Svizzera agli Stati Uniti, diverse sono le ambientazioni che Oliver attraversa per seguire il sentiero sconnesso di una vicenda tesa e carica di mistero. Una vicenda che lo vede protagonista e di cui vanno, una volta per tutte, accettati i risvolti dolorosi, quelli che lo hanno piegato e ferito, quelli che devono essere metabolizzati per poter poi essere finalmente superati. Un thriller intenso, scritto magistralmente, in cui tensione e mistero, dolore e pathos sono miscelati perfettamente, offrendo al lettore pagine che scorrono rapide, inquietano e affascinano. E questo è quanto un buon libro dovrebbe fare sempre.