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Scrivere è l’infinito

Scrivere è l’infinito

È inutile girarci attorno. Scrivere è un lavoraccio, spesso malpagato, che, dopo una giornata intera trascorsa davanti ad un monitor, lascia con gli occhi arrossati e una rigidità del corpo che solo una seria sessione di yoga può sciogliere. Inoltre, a fronte di un numero di lettori che si assottiglia sempre più, la quantità di persone che pubblica aumenta. Troppi a scrivere e troppo pochi a leggere, quindi. Evidentemente, qualcosa non gira per il verso giusto. In ogni caso, sia che l’aspirante scrittore sia sorretto da un’irremovibile motivazione o sia che cavalchi l’ispirazione del momento, è bene tenere a mente sempre che scrivere è un mestiere e, in quanto tale, ci sono rituali che possono essere valido motivo di conforto e d’aiuto. Ogni scrittore ha i suoi metodi, le sue manie, i suoi gesti e conoscerli può davvero rappresentare l’elemento che fa la differenza. È curioso scoprire che Gianrico Carofiglio scrive meglio - utilizzando carta riciclata, sgranocchiando cioccolata e sorbendo enormi tazze di caffè americano - quando la scadenza di consegna è più vicina; è interessante sapere che Licia Troisi, quando era agli inizi, scriveva solo di sera, mentre ora si dedica alla scrittura - dopo aver vagato un po’ su Internet e risposto a qualche mai, per svuotare la mente - solo al mattino, magari, specie in inverno, bevendo tè con il latte. Fa sorridere immaginare Andrea Vitali mentre, una volta che il libro cui sta lavorando è in prime bozze, prende tutte le carte - prima e seconda stesura, appunti, eccetera - e appicca un bel fuoco. E, ancora, è singolare l’atteggiamento di Paola Mastrocola che, pur disponendo di uno studio bellissimo, preferisce recarsi per quattro o cinque ore alla Biblioteca Nazionale, dove le pare di scrivere meglio. C’è chi ritiene che l’idea per un buon libro possa arrivare quando si è in mezzo alla gente, chi la trova nascosta da una ferita e chi invece la raggiunge mentre passeggia in solitaria con il cane...

Non c’è scrittore che non consideri la lettura l’elemento principe per imparare a padroneggiare le varie tecniche di scrittura. E allora, leggere per leggere, il consiglio è quello di dare la precedenza a questo saggio, una sorta di tesoretto preziosissimo nel quale trovare, attraverso la voce di oltre un centinaio di romanzieri, consigli, dritte e stimoli che possono diventare patrimonio essenziale per chi nutre l’illusione di poter, prima o poi, esplorare l’infinito possibile. Eh, sì - Lidia Ravera docet - scrivere è davvero regnare sull’infinito possibile: è un lavoro artigianale faticosissimo, fatto di tagli, rattoppi, aggiunte, cancellature. È il regno della creatività, ma per abitarlo servono disciplina, fatica, rigore. Ecco allora che il volume di Mariano Sabatini - romano, classe 1971, autore di diversi libri di carattere saggistico e di romanzi; ha firmato programmi di successo per la Rai, Tmc e altri network nazionali - diventa una sorta di corso di scrittura creativa per eccellenza, un Bignami da custodire gelosamente e al quale far riferimento, perché in esso sono racchiusi escamotage, strumenti, suggerimenti dei narratori che ce l’hanno fatta e possono rappresentare un’utile cartina al tornasole in grado di offrire - agli aspiranti scrittori o ai lettori desiderosi di essere fruitori sempre più consapevoli - una visione personale ma oggettiva dei fatti, regalando magia e aiutando a vedere e a capire. Dacia Maraini, Andrea Camilleri, Daria Bignardi, Maurizio de Giovanni, Gianrico Carofiglio, Gabriella Genisi, Grazia Verasani sono solo alcune degli scrittori dei quali Sabatini racconta abitudini e manie. E allora si scopre che c’è chi ritiene che scrivere sia un vizio, pari alla droga; chi alterna la scrittura agli esercizi ginnici, per non correre il rischio di lasciarsi andare; chi lavora sul tavolo incasinato del suo studio e chi invece scrive seduto sul letto; chi preferisce lavorare al mattino e chi invece predilige la notte; chi parte dal titolo e chi invece schematizza ogni fase del lavoro prima di cominciare; chi corregge le bozze solo a lavoro finito e chi invece non prosegue finché non trova la giusta parola che sta inseguendo. E, soprattutto, ci si rende conto che, se è vero che scrivere può aiutare a scrivere, il vero segreto è leggere. Tanto e di tutto. Il risultato è una polifonia di suoni diversi ma armoniosi, che raccontano l’amore verso un mestiere duro, dominato da indeterminatezza e fragilità, ma capace di regalare, attraverso quello strumento semplice ma potente che è la parola, sollievo e consolazione.