
Se il western è il cinema americano per eccellenza anche la commedia non è da meno. Soprattutto la commedia romantica. In tutte le sue varianti, familiare, amicale, matrimoniale o triangolare è un genere che ha fatto sognare milioni di spettatori di ogni generazione e che ancora, nonostante la crisi che funesta la settima arte, sbanca al botteghino. Film come, e citiamo proprio quelli che Billy Mernit, autore del libro, fa assurgere a pellicole simbolo, “Harry ti presento Sally”, “Io & Annie” e “Sabrina”, non solo hanno tratti peculiari e caratteristiche riconoscibili, ma anche una struttura portante molto simile. Ovvero: la loro impalcatura, la sceneggiatura, segue regole ferree che non si possono trasgredire. Meccanismi tanto collaudati che consentono ad una scena altrimenti fiacca di diventare brillante e ad un personaggio di essere divertente ed originale nonostante possa ad una prima analisi possa apparire lo stereotipo dello stereotipo…
Il volume edito dai tipi di Dino Audino nella celebre collana di “scrittura” capita decisamente a fagiolo. Oggi che il cinema italiano è abbarbicato sullo scosceso monte della commedia (ovvero, gli unici film che incassano sono quelli!) è necessario schiarirsi le idee. Devono farlo i critici, gli storici del cinema, ma soprattutto coloro che di commedie vogliono vivere, coloro che aspirano a diventare sceneggiatori di un genere solo apparentemente banale e semplicistico. Quando si prende in mano un libro come “Scrivere la commedia romantica” si possono commettere due generi di errori: il primo è pensare che questo sostituisca un qualsiasi manuale di sceneggiatura. Il lavoro di Billy Mernit, pur restando su territori non troppo specialistici, è pensato per un lettore che abbia già una buona base teorica, non per un totale neofita. Il secondo ordine di problemi è legato alla spocchia dello studioso. È facile rischiare di dare per scontate certe nozioni, non è raro ritrovarsi a saltare alcuni paragrafi perché ad una prima occhiata risultano banali, elementari se volete. In questo caso una lettura sommaria è completamente inutile: la commedia romantica, e quindi la sua scrittura, e quindi il materiale oggetto dello studio, è un orologio talmente perfetto che se un ingranaggio dovesse incepparsi tutta la macchina si ritroverà bloccata. O meglio, avrà grossi problemi a procedere brillantemente. Allo stesso modo, leggere questo libro sorvolando su certe questioni risulterà poco proficuo. Anche perché la capacità dell'autore sta nel trovare esempi, molte volte mutuati dalle precedenti esperienze in veste di professore, non solo calzanti e puntuali, ma anche estremamente chiari ed esplicativi. Riuscendo quindi a rendere più profondo e stratificato un risvolto altrimenti di poco interesse. Sicuramente il volume, peraltro molto agile come tutti quelli editi da Dino Audino, non è la panacea di tutti i mali dello sceneggiatore in crisi creativa, ma consente di creare una gabbia di riferimento dalla quale non si può prescindere per scrivere una commedia con tutte le carte in regola.
Il volume edito dai tipi di Dino Audino nella celebre collana di “scrittura” capita decisamente a fagiolo. Oggi che il cinema italiano è abbarbicato sullo scosceso monte della commedia (ovvero, gli unici film che incassano sono quelli!) è necessario schiarirsi le idee. Devono farlo i critici, gli storici del cinema, ma soprattutto coloro che di commedie vogliono vivere, coloro che aspirano a diventare sceneggiatori di un genere solo apparentemente banale e semplicistico. Quando si prende in mano un libro come “Scrivere la commedia romantica” si possono commettere due generi di errori: il primo è pensare che questo sostituisca un qualsiasi manuale di sceneggiatura. Il lavoro di Billy Mernit, pur restando su territori non troppo specialistici, è pensato per un lettore che abbia già una buona base teorica, non per un totale neofita. Il secondo ordine di problemi è legato alla spocchia dello studioso. È facile rischiare di dare per scontate certe nozioni, non è raro ritrovarsi a saltare alcuni paragrafi perché ad una prima occhiata risultano banali, elementari se volete. In questo caso una lettura sommaria è completamente inutile: la commedia romantica, e quindi la sua scrittura, e quindi il materiale oggetto dello studio, è un orologio talmente perfetto che se un ingranaggio dovesse incepparsi tutta la macchina si ritroverà bloccata. O meglio, avrà grossi problemi a procedere brillantemente. Allo stesso modo, leggere questo libro sorvolando su certe questioni risulterà poco proficuo. Anche perché la capacità dell'autore sta nel trovare esempi, molte volte mutuati dalle precedenti esperienze in veste di professore, non solo calzanti e puntuali, ma anche estremamente chiari ed esplicativi. Riuscendo quindi a rendere più profondo e stratificato un risvolto altrimenti di poco interesse. Sicuramente il volume, peraltro molto agile come tutti quelli editi da Dino Audino, non è la panacea di tutti i mali dello sceneggiatore in crisi creativa, ma consente di creare una gabbia di riferimento dalla quale non si può prescindere per scrivere una commedia con tutte le carte in regola.