Salta al contenuto principale

Scrublands noir

Scrublands noir

Riversend, Australia sud-orientale. Il caldo torrido di gennaio nell’emisfero australe è implacabile e spinge i parrocchiani a indugiare fino all’ultimo nelle auto parcheggiate all’ombra, finché alla spicciolata cominciano a emergere e ad arrivare, radunandosi davanti alla chiesa di St. James. Anche il giovane sacerdote Byron Swift, ancora in abiti civili, conversa amabilmente del più e del meno coi fedeli, prima della funzione delle undici. Nulla di strano. Craig Landers, Gerry Torlini, Thom e Alf Newkirk e Horrie Grosvenor, invece, non sono frequentatori abituali della chiesa e stanno andando a caccia, un improbabile miscuglio di mimetiche e giubbotti ad alta visibilità, ma fanno comunque tappa a St. James, perché Craig deve parlare col sacerdote. Landers e Swift si vedono e si camminano incontro, si stringono la mano e parlano a tu per tu, poi il sacerdote torna in chiesa per indossare l’abito talare e prepararsi per la funzione. Craig è soddisfatto, vuole andare via, ma deve comunque aspettare gli amici che si stanno attardando in chiacchiere. Mentre cerca riparo all’ombra nell’attesa, il brusio si tacita e il tempo sembra fermarsi, mentre il prete con indosso i paramenti è tornato sul sagrato imbracciando un fucile di precisione. Tre spari esplodono nell’aria immobile e vanno a segno, mietendo altrettante vittime, e Landers prende a correre, pur sapendo di essere il principale bersaglio della furia omicida del prete...

Riversend, città di fantasia dell’outback, arido e desolato entroterra australiano, è il cuore malconcio e moribondo di Scrublands noir. Narrato al presente, il romanzo trasmette ansia e inquietudine e lascia il lettore costantemente appeso nell’attesa di qualcosa che sembra non arrivare mai, mentre scorre indolente e tremolante come un miraggio, senza grossi picchi di tensione o memorabili colpi di scena, dopo un (lungo) inizio lento e quasi “preparatorio”. Martin Scarsden è il protagonista in cerca di riscatto attraverso i cui occhi e le cui emozioni Chris Hammer ci offre questo thriller psicologico al contrario: conosciamo le vittime e l’assassino fin da subito, ma non abbiamo il movente, trascinato fino alla fine, lungo un percorso dove tutto è il contrario di tutto, teorie diverse si sovrappongono e si accavallano, si smentiscono e si nascondono tra ombre, sussurri, fantasmi, segreti e bugie. La ricerca della verità non è portata avanti da un vero percorso investigativo, che langue, ma dalla curiosità di Martin e dalle circostanze che lo tengono intrappolato nel paese. Tanti (troppi) elementi e tasselli che trovano con difficoltà una collocazione, e appesantiscono e rallentano ulteriormente una storia che non decolla. Descrittivo fin nei dettagli, catapulta il lettore nei territori australiani, tra deserto e bush, e offre una prospettiva nuova che costituisce un valore aggiunto: essa insieme alla potenza narrativa che tiene il lettore incollato fino alla fine, salva il salvabile, confezionando comunque un’opera godibile.