
Franco e Andrea: un padre e un figlio, due mondi che si sfiorano e non si sa con certezza se si incontrino. È iniziato con una diagnosi che non lascia scampo, questo viaggio: autismo. Andrea fino ai due anni è un bambino normale, che gioca, va a cavallo col nonno, fa le cose che fanno i bambini. Improvvisamente nel giro di pochi giorni comincia a diventare strano. Lo sguardo si fissa obliquo su qualcosa che non c’è, Andrea non risponde agli stimoli, ha dei comportamenti incoerenti. Ad un primo momento di sconcerto segue l’inizio dell’incubo. È il maggio del ’96 quando in un centro specializzato di Siena viene formulata la diagnosi. E da lì in poi la vita di Franco e Bianca diventa una sorta di montagna russa, un adattarsi alle follie di Andrea, e un tentativo continuo se non di guarirlo, di far sì almeno che la vita della famiglia sia il più normale possibile. L’ultimo tentativo in ordine di tempo che Franco decide di fare è un viaggio con suo figlio: chissà se questo lo porterà più vicino alla soluzione dello splendido enigma che è Andrea. Su e giù per l’America in moto, fermandosi sulle spiagge più belle, perché Andrea da sempre è un pesciolino che nell’acqua sembra rinascere. E poi giù verso sud, attraversando il canale di Panama fino in Nicaragua e in Brasile...
Una storia vera che ti prende e non ti lascia andare, dalla prima all’ultima pagina, perché Andrea è davvero speciale. Pur con tutte le limitazioni che l’autismo impone a lui e a chi gli vive accanto - e senza nasconderci i momenti in cui prendono il sopravvento i movimenti ossessivi, i silenzi, la maniacale ossessione con cui riposiziona qualunque oggetto non sia nell’ordine che la sua mente gli impone - Andrea è riuscito grazie al computer a comunicare con il mondo esterno, e quello che esce dalle sue risposte, dalle poche frasi che scrive ti lascia straziato, apre una serie infinita di domande che probabilmente resteranno senza risposta ma davvero fanno sì che a libro chiuso si vada in Rete a cercare notizie, a cercare di sapere come procede la sua vita. Vivere con Andrea è come stare in una stanza buia nella quale dei poltergeist dispettosi spostano gli oggetti, una fatica continua costante, infinita, una ricerca estenuante dell'ordine precedente. Ma in quei pochi momenti in cui si accende la luce, quegli attimi in cui Andrea c’è, ti accorgi di quanto meraviglioso possa essere. Andrea è uno di quegli autistici atipici che hanno bisogno del contatto: è indifferente a qualsiasi convenzione, non esistono estranei per lui, corre incontro alle persone, le abbraccia le bacia e tocca loro la pancia, dice che così riesce a sentirle e capire come stanno. Insomma un delizioso enigma. Nessuna omissione, Franco a volte fa fatica a sopportare le intemperanze di Andrea, la fatica qualche volta diventa insopportabile, come pure la paura. Ma l’amore e la tenacia di quest’uomo, che come lui stesso dice è fra i fortunati che hanno una certa sicurezza economica, ti fanno davvero venire voglia di fare qualcosa, non fosse altro capire di più. E si arriva alla fine di questo viaggio con la sensazione di avere portato a casa tanto.