
Un nome che già presuppone che lui, nella vita, non sarà mai ritenuto abbastanza forte: Renzino. Mai abbastanza alto per giocare con gli altri. Mai abbastanza coraggioso per dire ciò che pensa. Mai abbastanza egoista per pretendere dalla madre le attenzioni che un bambino è in pieno diritto di ricevere. Tuttavia, Renzino sa di essere diverso dagli altri. Come può non esserlo, proprio lui che ha visto una stella cadere dal cielo e trasformarsi in cenere bianca, una voltato toccato terra? Non lo può rivelare, ma se che il segreto per godere della sua meraviglia è di non dimenticarlo mai. I ricordi sono il tesoro che nessuno gli potrà mai sminuire. Da allora, il tempo che scorre inarrestabile nella periferia di Brescia viene da lui catturato come farfalle in un retino: le case cambiate durante l’infanzia, le tapparelle arrugginite perché i soldi non erano mai abbastanza per sostituirle, i primi amici ed il primo dubbioso approccio alla nudità femminile. Le estati alla Colonia e quelle con i cugini, i giochi che il fratello maggiore Giorgio inventava per lui, nonostante l’età differente e la naturale distanza che si mette tra due persone che sanno che cosa significhi sopportare gli stessi dolori. Perché la madre di Giorgio e Renzino soffre e piange: ha la passione, dice lei. Un uragano emotivo sconosciuto ad un bambino e più inspiegabile di una stella che cade dal celo e si dissolve sul marciapiede. Il bambino lascia presto il posto ad un uomo che, in silenzio, ha saputo amare anche quando non si sentiva ricambiato. La forza dell’amore intrappolata nei ricordi, tanto vividi da rendere anche la morte impotente contro il tempo…
Carlo Simoni, autore di opere tra le quali Collezione di storie e I tempi del mondo, racconta in Se viene qualcuno la storia più importante di tutte: la sua. Un racconto che ha richiesto vent’anni di stesure e revisioni. D’altronde, scrivere la propria storia è un processo lungo e tedioso: ogni giorno si potrebbe avere la voglia di riscriverla o, addirittura, di porvi fine. Se ognuno di noi avesse la preziosa possibilità di sedersi sulle ginocchia del proprio nonno, guardarlo negli occhi tanto saturi di memoria e chiedergli “raccontami di quando eri giovane”, la storia che ascolteremmo sarebbe simile a quella di Renzino. Tuttavia, grazie alla riscrittura presente, ai ricordi del passato si aggiungono nuove sensazioni e punti di vista che, uniti ai toccanti momenti dell’infanzia, arrivano a sfiorare note di noi stessi che pensavamo sepolte. Scatole della nostra memoria aperte senza che ci venga chiesto il permesso. Se Proust avesse letto l’opera di Carlo Simoni, avrebbe mangiato la sua madeleine ad ogni pagina. Se lo avesse letto Freud, avrebbe avuto molto di cui discutere in merito al rapporto con la madre. Dolci o amari che siano, i ricordi di ciascuno sono una sacralità: custoditi e celati anche a chi sentiamo più vicino. Nonostante si celi sotto falso nome, Carlo si smaschera, accostandosi a Renzino con discrezione a mano a mano che si avvicina l’ultima, temuta pagina. Rivela i segreti di una famiglia che vive la povertà come un disagio, facendo suonare il ‘se viene qualcuno’ come una minaccia, più che come un lieto evento. Terminarlo è stato doloroso, ma si aggiungerà sicuramente ad una rete di ricordi che Renzino ci rammenta di tessere giorno dopo giorno.