
1918. Richard e Karl condividono le giornate al campo di prigionia. Il tempo viene riempito dal pesante lavoro nella steppa e dai racconti di Richard, tutti incentrati sul ricordo della moglie Anna, che lo attende a casa: il suo aspetto, la sua gentilezza, le cose che riempiono il loro appartamento. Attraverso quei racconti dettagliati Karl si innamora di Anna e il desiderio di conoscerla e prendere il posto del compagno di sventura è impossibile da tenere a bada, così fugge e raggiunge la città in cui abita. Si presenta da lei trasandato, col cuore in subbuglio e le dice di essere Richard, ma Anna ha ricevuto già da tempo una lettera che le annunciava la morte del marito e sa bene che l’uomo emozionato e tremante di fronte a lei è qualcun altro… Michael Vierkant ha dipinto la scena così come la ricorda, nonostante siano passati tanti anni: la stanza da letto con le cortine abbassate, l’uomo nudo che giace morto, tratteggiato in modo essenziale, il volto appena riconoscibile e la donna bionda, la parte superiore del corpo nuda, appoggiata alla spalliera del letto, la testa reclinata di lato in seguito allo sparo nel petto. Esposto in una galleria di New York nel 1944 è diventato celebre in tutta America. Era il 1904 e aveva 22 anni, quando prese la decisione di trasferirsi a Rothenburg ob der Tauber, garzone presso un imbianchino e coltivare il sogno di diventare pittore. È stato allora che ha incontrato la bella baronessa trentaduenne, Josepha Von Uffendorf e se ne è innamorato… Maria vive nel garage accanto alle macerie della casa paterna, distrutta dai bombardamenti del 1944. Ha venticinque anni e la solitudine la tormenta. Sogna di incontrare un uomo che la ami e sa bene come lo vuole: riflessivo, di poche parole, capace di guadagnare il rispetto altrui al primo sguardo, di quindici anni più grande di lei. Lo sogna con tale intensità da riuscire a vederlo, addirittura parlare con lui, passeggiare insieme e progettare la loro vita. Le amiche di Maria iniziano a dubitare della sua sanità mentale…
Leonhard Frank (Germania 1882-1961), di umili origini ma animato da un forte talento artistico, dopo gli studi alla scuola evangelica frequenta l’Accademia delle Belle Arti. Nel 1910 la abbandona e si trasferisce a Berlino, qui frequenta i circoli artistici e rafforza i suoi ideali di pacifismo e giustizia sociale. Nel 1914 pubblica la sua prima opera: I masnadieri, che gli porta un immediato successo di critica e pubblico, così negli anni successivi coltiva la carriera letteraria a cui si è dedicato da autodidatta. L’ostilità alla guerra (durante la Prima guerra mondiale scappa in Svizzera), alla violenza e alla pena di morte si manifestano nelle sue storie e nel 1926, con la pubblicazione della novella romantica Karl e Anna, consacra il suo successo e torna in patria. Nel 1933 viene inserito nella lista degli autori proibiti dal regime nazista e si rifugia a Parigi, nel 1940, come molti tedeschi, viene internato in un campo di prigionia francese da cui riesce fortunatamente a scappare per emigrare negli Stati Uniti e qui rimane fino al 1950, anno in cui torna di nuovo nell’amata Germania. La seconda opera contenuta in questa raccolta, la Novella Tedesca, è del 1954 e mette in evidenza luci e ombre della seduzione, come possa comportare in casi estremi sudditanza psicologica, fino alla perdita di sé e alla distruzione della propria dignità, come accade alla baronessa vittima degli abusi di un servo sadico. La terza novella è Il ritorno di Michael, scritta tre anni più tardi, qui Frank trasforma l’ideale romantico di una giovane donna in una lotta disperata per la salvezza dell’uomo che ama, un amore talmente intenso da trasformare anche lo spirito di chi vorrebbe inizialmente ostacolarla, una forza capace di cambiare il destino di un individuo. Con una scrittura asciutta, senza lirismi, concreta, l’autore nei tre racconti proposti descrive con credibilità la mente dei suoi personaggi, la loro natura che si contrappone alle convenzioni, il desiderio spasmodico di una vita libera, di relazioni appassionate. Il filo conduttore è il sentimento dell’amore, innocente o corrotto, romantico o disincantato. L’idealizzazione di questo sentimento o il suo appagamento spingono uomini e donne comuni a mettersi in gioco, a esporsi e quando va male a perdersi.