
Australia. K’gari, Isola di Fraser nella regione del Queensland, 1882. Hilda appunta sul suo diario il racconto di una vita nuova e imprevedibile, affascinante e coinvolgente iniziata con l’arrivo su un’isola paradisiaca dopo la fuga da Brema a causa di un’accusa infamante a carico del padre. Hilda aveva solo dodici anni e ora, dopo sei anni, sente di appartenere a quell’isola, a quel popolo. Gli studi etnografici del padre continuano con entusiasmo nonostante gli interventi del governo per ridurre gli spazi destinati agli indigeni e una colonizzazione crudele che porta malattia e morte. Hilda e suo padre non si sentono più al sicuro. Come anche Bonny, Jurano, Dorondera e tutti gli altri abitanti dell’isola. L’arrivo di una lettera sconvolge i progetti di Hilda: sarebbero tornati in Germania con la possibilità di portare con loro tre amici tra la popolazione locale. Ma le intenzioni dell’impresario Carl Hagenbeck rivelano un piano che toglie il fiato: far esibire i suoi amici come se fossero animali rari, al solo fine di dilettare il pubblico con proposte esotiche. Ma quel che è peggio è che Bonny, Jurano e Dorondera sembrano entusiasti dell’offerta: fuggire da morte certa è una motivazione troppo forte da contrastare. Perché sembra così difficile vedere ciò che lei vede in loro? La promessa di riportare i suoi amici a casa appena sarà possibile riesce a convincere Hilda. Eppure il corso delle vicende darà pienamente ragione alle perplessità della giovane…
Un anno di intense pagine di diario e di racconto etnografico per conoscere un pezzo di storia ancora troppo poco nota: la spietata colonizzazione dell’Australia da parte dei ‘civilizzati’ bianchi e lo sterminio dei popoli ‘selvaggi’ nel nome di una presunta superiorità razziale. Per la prima volta raccontata dal punto di vista degli indigeni. Le crudeltà a cui furono sottoposti non si fermano all’espropriazione delle terre o all’importazione di malattie letali, ma si amplificano nella creazione di “zoo umani”, spettacoli ammirati da più di un miliardo di cittadini tra il 1800 e il 1958, nei quali la visione del mondo si esprime nella dicotomia civili-selvaggi. Dove per selvaggi si intende esseri inferiori, fenomeni da baraccone da osservare con indignazione, insultare e ferire. ‘Selvaggi’, quarto romanzo della giornalista scientifica australiana Katherine Johnson, nasce da una ricerca di sei anni durante il dottorato nella University of Tasmania: la ricchezza di documenti storici ed etnografici (le cui fonti sono riccamente citate nella postfazione) rende il racconto, dal fortissimo impatto emotivo e antropologico, ancora più coinvolgente ed appassionante. Con un tratto vivido e attento ai dettagli, l’autrice è capace di far immergere il lettore nelle atmosfere e nelle vicende narrate, di farlo partecipare emotivamente ad un viaggio doloroso nella natura umana che di umano non ha più nulla. Che interroga: chi è davvero il selvaggio?