Salta al contenuto principale

Semplicemente Camilla

semplicementecamilla

Sin da piccolissima è stata un piccolo terremoto vivente. È Camilla, semplicemente Camilla: una vivace bambina dai capelli rossi, piena di curiosità e con la mente sempre impegnata a fantasticare. Vive un’infanzia spensierata, a parte per i due fratellini che stanno per nascere, ma nel complesso piena di coccole e giochi. Durante l’inverno va a scuola mentre l’estate, come tutti gli anni da quando è nata, la passa al mare. A Jesolo, più precisamente. Nell’estate dei suoi nove anni, però, il proprietario della pizzeria più in voga della città distrugge la sua infanzia serena e da quel momento in poi Camilla decide di mettere da parte la vera se stessa scegliendo di offrire al mondo solo la sua versione migliore, sorridente ma riservata e timorosa, un automa. Va avanti così, praticamente senza amici, fino all’età di sedici anni quando con i suoi genitori va per la prima volta in montagna. Lì, a Costo, per fortuna c’è Riccardo a farle compagnia. Le promette che si divertiranno e insieme a loro anche tutto il resto della “truppa”, di questi fa parte Tommaso. Bel ragazzo, alto, più della media, capelli castano scuro, fisico asciutto, occhi di un azzurro tra il cielo e il mare, tanto bello quanto strafottente, il classico ragazzo di cui non ci si dovrebbe innamorare. Lui pensa che con Camilla potrebbero diventare migliori amici. Lei forse vorrebbe di più ma se è amicizia quello che Tommaso vuole - perché di ragazze ne ha già parecchie - allora sarà la sua migliore amica…

Nonostante un primo capitolo che pareva introdurre un racconto di ben altro spessore, dietro quel “semplicemente” in questo Semplicemente Camilla non si nasconde granché. Dafne Valenti si rivolge al lettore direttamente e sceglie di raccontare la storia della sua giovane protagonista, Camilla, appunto, attraverso una prima persona sicuramente adatta alle esigenze del racconto, ma non priva di difetti. La finzione narrativa non regge a dovere ed alcuni eventi che avrebbero meritato più vasta attenzione vengono invece affrontati in modo approssimativo e troppo schematico per essere frutto di un punto di vista che appartiene per giunta alla protagonista. Il racconto procede, soprattutto nei primi capitoli, troppo velocemente e si percepisce la fretta di andare avanti e “arrivare al punto”. Ne risulta un racconto nebuloso e sbrigativo in cui non vengono approfonditi aspetti della vicenda che invece avrebbero aiutato non poco a caratterizzare meglio una protagonista attorno alla quale gravita un universo di personaggi e situazioni differenti. Seguendo queste modalità di narrazione, simili ad una chiacchierata a tu per tu, la vicinanza al lettore si sente ma il rischio di minare la connessione con l’essenza stessa del racconto diventa palpabile e la perdita di consistenza è purtroppo una conseguenza inevitabile.