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Sempre soli con qualcuno

Sempre soli con qualcuno

Sua madre la scopre nella maniera più stupida e banale, ma lei non aveva minimamente pensato alla potenza del vivavoce della macchina nuova, che amplifica fino a fuori la telefonata con il suo amante. Per un po’, subito dopo, torna a sentirsi piccola, inerme, vergognosa di fronte allo sguardo silenziosamente eloquente della madre, che rivive dentro di sé l’abbandono del marito, ormai al tempo che fu. Ad ogni modo, tant’è, lei ha trentasette anni e un amante. Era calcolato? No. Lo voleva? No. Se ne pente? No. Era convinta di avere tutto: una carriera avviata come scrittrice, una bella casa a Roma, un marito - avvocato di grido nell’ambito dei diritti umani - con cui ha sempre condiviso prospettive e interessi. Era convinta di avere tutto, prima di desiderare altro: un figlio. Che suo marito, però, sembra non volere: non capisce (o fa finta di non capire), rimanda, nicchia, tergiversa. Fatto sta che si è creata una spaccatura, lei lo sente, non viaggiano più sulla stessa frequenza. Lì si insinua la frequenza di un altro, in quella spaccatura trova posto lui, agli antipodi rispetto a suo marito, rispetto a lei, alla sua zona di comfort. Forse aveva bisogno di cercare proprio gli antipodi, di allontanarsi da quei desideri inesauditi, dalle discussioni, dall’empasse in cui si trova con suo marito. Lei però non ha fatto i conti con l’elemento imprevedibile, ha sottovalutato l’incognita che la vita riserva sempre quando meno ce lo si aspetta...

Annalisa De Simone, giovane scrittrice aquilana alla sua quarta pubblicazione, si cimenta in un romanzo di non facilissima comprensione a primo impatto. La scrittura è emotiva, intima, in alcuni punti quasi lirica, ai limiti dello stream of consciousness. Uno stile che dà voce e rispecchia gli stati d’animo contrastanti che si rincorrono nella altrettanto giovane donna protagonista, combattuta e “strattonata” da desideri, istinti, emozioni che spingono in direzioni opposte. La narrazione in prima persona immerge il lettore nella vischiosità in cui si trova immersa la donna, il cui primum movens è il desiderio incalzante di maternità, il celebre “orologio biologico” che scatta ad una certa, in modo inaspettato ma pressante, a tal punto da spingerla a scelte altrettanto inaspettate, travolgenti, quasi che questo desiderio di amore debba trovare un suo sfogo, qualsiasi esso sia. Il punto è che alcuni eventi si comportano come la classica pallina che corre su un piano inclinato: compiute delle scelte, le conseguenze si concatenano e scivolano via sempre più veloci, inarrestabili. In fondo al piano inclinato, travolta dalla pallina in caduta libera, resta la giovane donna, a fare i conti con le proprie azioni, con le conseguenze delle proprie scelte, con i progetti stabiliti che saltano, con l’imprevisto che accade, con una vita che sembra sfuggire dalle mani, sempre sola con qualcuno.