
Jessica Pruitt è arrivata a Venezia, al Festival del cinema, per la presentazione, del suo ultimo lavoro come attrice e si tratterrà poi per cominciare le riprese del nuovo film, che si intitolerà Serenissima. Jessica conosce bene Venezia, è stata in città diverse volte, fin dalla sua adolescenza. Ma è al suo primo festival e l’atmosfera è pazzesca: giornalisti e curiosi ovunque, paparazzi che riprendono registi seguiti da uno stuolo di attricette magre e coperte di lustrini. La prima volta che Jessica è stata nella città lagunare era adolescente; probabilmente l’incontro tra le due è avvenuto quando la madre ha sposato il patrigno numero tre, quello italiano, appunto. Se, durante gli inverni della sua vita, Jessica era stabile alla Chapin School, la residenza estiva sua e di suo fratello Pip cambiava ogni volta, in base alla nazionalità dei vari patrigni: il numero uno era francese, il secondo inglese e il terzo italiano. Era un veneziano biondo, dagli occhi azzurri, a caccia di dote, grazie al quale Jessica è stata introdotta alle bellezze di Venezia. Mentre disfa i bagagli, nella camera d’albergo, la donna è sopraffatta dai ricordi, specie quelli legati alla madre. Il suo suicidio, avvenuto quando lei aveva quindici anni, continua a essere un fardello difficile da sopportare. Più volte Jessica ha tentato di scrollarselo di dosso, ma invano. Ora pensa che, forse, aver accettato quel lungo soggiorno di lavoro a Venezia, possa aiutarla a fare pace con il fantasma che da troppo tempo la assilla. Il lavoro, per lei, è uno strumento necessario per isolarsi dal passato e anche dal futuro. Quando si accendono le luci della ribalta, esistono solo l’attimo presente e il personaggio che si interpreta. Jessica ha cominciato con ruoli shakespeariani: al liceo ha scoperto i suoi sonetti e all’università si è calata nei panni di Giulietta, Porzia, Cordelia e Lady Macbeth. E ora, dopo tanti anni, reciterà il ruolo della sua omonima, Jessica, la figlia di Shylock. Serenissima, il film che si appresta a girare, è infatti la trasposizione cinematografica de Il mercante di Venezia di Shakespeare.…
Questo romanzo di Erica Jong – che vive tra New York, il Connecticut e il Vermont – si discosta parecchio dai bestseller che hanno reso l’autrice una voce importante nel panorama letterario statunitense e non solo. Non siamo certo ai livelli di Paura di volare, quindi; tuttavia, la storia di Jessica Pruitt nasce da un’idea piuttosto originale che rende la lettura tutto sommato gradevole. Pur senza la pretesa di essere un capolavoro, la vicenda ha una sua ragione d’essere e ruota attorno alla figura, un po’ stereotipata a dir la verità, di una nota attrice – infanzia dorata ma trascorsa in solitudine; made affettivamente assente e tutta una serie di patrigni che attraversano la sua adolescenza lasciando cicatrici più o meno profonde nel suo vissuto – che vive la città di Venezia, città dell’amore e del festival del cinema, con occhi diversi rispetto a quelli che per la prima volta si sono posati su canali, ponti, gondole e basiliche. Sarà un gondoliere di tutto rispetto, questa volta, a condurre l’attrice per calli e scorci avvolti dalla nebbia: William Shakespeare in persona! Eh, già, il bardo più famoso di tutti i tempi, grazie a un viaggio ai confini del mondo, conduce la donna, tra balli in maschera e scoppi di passione irrefrenabile, per le vie della Serenissima. E non importa se il progetto lavorativo, per il quale Jessica si è trasferita temporaneamente a Venezia, sfuma come una bolla di sapone; quel che conta è che la donna riesca a vivere, seppur per un tempo breve e troppo veloce, una stagione appassionante e intensa, un periodo in cui a governare e a dirigere ogni mossa siano i sensi. Un romanzo che celebra l’intensità dell’amore, sentimento “così forte da riportare indietro il tempo, torcerlo su se stesso, quasi fosse un nastro di Möbius”. Una scrittura pulita per un romanzo gradevole nella sua semplicità; un improbabile salto nel passato e un omaggio sentito a una città il cui fascino si mantiene immutato nei secoli.