
Etsuko è una donna di nobile estrazione la cui famiglia si è ostinatamente aggrappata per secoli alle vestigia del proprio rango ma ha finito per vedere le proprie ricchezze spazzate via dal dopoguerra. Etsuko è stata la moglie di Ryosuke, un uomo che ha adorato e servito con una fedeltà canina, a cui ha silenziosamente annodato cravatte regalategli da altre donne, attendendo fiduciosa i suoi ritorni a casa sempre più sporadici. Etsuko è la vedova di un uomo di cui riesce a reimpossessarsi appieno solo al termine della vita dell’uomo, nel corso di una febbrile agonia tifoidea durata 10 giorni, che definisce “l’unica parentesi di felicità oltre alla luna di miele”. La donna costruirà un guscio spesso e inscalfibile attorno a loro due, godendo in maniera totale della fragilità, dei deliri, dei repellenti ultimi cedimenti del corpo di suo marito, temendo ad ogni respiro sibilato di lui che possa guarire, abbandonarla di nuovo. Alla morte del marito accetta l’offerta di suo suocero, un uomo anaffettivo e freddo di trasferirsi a Maiden, nella proprietà che costituisce il vanto del vecchio industriale ritiratosi per dedicarsi alla riscoperta delle proprie origini contadine. Nella piccola stanza assegnatale cederà passivamente alle avances del vecchio. Etsuko è una donna capace di grandi passioni, di deliri totalizzanti che non riesce a vivere a pieno neanche camuffandoli tra le pagine del proprio diario. La passione estrema che alberga nella sua mente finisce per riversarsi su un giovane servo di casa, Saburo, anch’egli incapace di concepire l’amore come lo intende Etsuko...
L’amore, per Saburo come per Mishima, è una forma di follia, di dipendenza insana. Gli oggetti della passione delle donne di Mishima sono spesso gusci vuoti, tele bianche sulle quali esse traspongono gli intricati disegni, le proiezioni della follia che le possiede. Non ama i vecchi Mishima: i suoi personaggi senescenti sono spesso caratterizzati da una summa si passioni che si sono esacerbate negli anni, accecandoli, portandoli a chiudersi in un mondo non permeato dalla comprensione delle giovani generazioni, le cui ragioni sfuggenti finiscono per indagare con semplici, banali quesiti come quello che Yakichi pone ad Etsuko nelle ultime pagine del libro.