
Se per un momento tutti volgessimo il nostro sguardo a Oriente, l’immagine che ci verrebbe restituita sarebbe avvolta da una calda luce dorata e luminosa. L’aura di questi luoghi lontani è composta, nelle nostre convinzioni occidentali, da suoni ben precisi, da profumi speziati immediatamente distinguibili e da culture tanto diverse dalla nostra da suscitare, assieme e parallelamente, fascino e volontà di prendere le distanze da ciò che non conosciamo. Terre magiche, divinità misteriose e culture millenarie. Tuttavia, osservando nelle zone d’ombra, possiamo immediatamente notare delle discrepanze. A direzionare i nostri sguardi verso questi dettagli nascosti è Dacia Maraini, accompagnata dalla sua famiglia e dai suoi due immancabili compagni di viaggio: Pier Paolo Pasolini e Alberto Moravia. Le tappe attraversate durante il ricco itinerario sono Afghanistan, Birmania, Cina, Corea del Nord e Corea del Sud, Manila nelle Filippine, Giappone, Calcutta in India, Iran, Israele, Kurdistan, Pakistan, Palestina, Palestina, Siria, Indonesia, Malesia, Vietnam, Tibet, Turchia, Yemen. Ad ogni tappa la fedele guida interpretata da Dacia Maraini, e dai suoi personali articoli estrapolati dalle più importanti testate giornalistiche italiane, compie un’azione di denuncia contro la repressione dei diritti civili fondamentali. Nomi come quello di Pouran Najafi e Hengameh Hajhassan prendono vita, raccontando la testimonianza di giovani donne torturate ed uccise per la loro battaglia in nome della libertà. L’Oriente, svelato nei suoi più amari aspetti, diventa per il mondo la dimostrazione di come, rompendo il silenzio e unendo le voci dei più deboli, si può dare vita ad un coro che merita di essere ascoltato...
Dacia Maraini, giornalista, poetessa e scrittrice tra le più amate in Italia, racconta di un Oriente misterioso, tanto bello quanto crudele e tanto affascinante quanto spaventoso. Un amore ed un odio dati proprio dalla sua personale esperienza d’infanzia, vivendo insieme alla famiglia la reclusione in campo di concentramento in Giappone durante la Guerra. Nel viaggio che compiamo tra le pagine, guidati dalla voce sapiente di Dacia, ciò che notiamo è la forza che nasce dalla disperazione. L’autrice vuole mettere in luce gli atti eroici di bambini, donne, uomini e anziani che ogni giorno passano inosservati al mondo. Nomi che diventano simboli di coraggio, di ribellione verso la repressione dei diritti umani, di rifiuto verso una vita priva di libertà di parola, di sesso, di religione e di pensiero. È grazie alle testimonianze biografiche dell’autrice, curate da Michelangelo La Luna, che diamo all’Oriente un nuovo volto. Esso prende le fisionomie di donne sottomesse e ribellate, di scrittrici e scrittori che rifiutano di essere messi a tacere, di bambini venduti al mercato nero, di madri disperate, di lavoratori instancabili, di povertà e di sostegno umano. Le tappe di questo viaggio tracciano un confine che non viene mai apertamente criticato da Dacia, ma semplicemente riportato nella sua verità. Anche il ruolo dello scrittore viene analizzato dall’autrice, ponendo la sua stessa figura sotto inchiesta: difronte alle atrocità sociali, che cosa deve fare un autore? Limitarsi al romanzo, lasciando la politica ad altre figure professionali? Oppure schierarsi dalla parte dei suoi lettori, utilizzando, non senza una buona dose di rischio, lo strumento della sua penna per raccontare la verità? Dacia Maraini ama – da sempre - rischiare, e le pagine che ci offre in Sguardo a Oriente ne sono la prova inconfutabile.