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Si vede che non era destino

Si vede che non era destino

Maria è solo una ragazzina di quattordici anni, ma è già incinta. A confermarle ciò che in fondo lei sapeva da sempre è la sua amica Elisabetta, che a sua volta aspetta un figlio da Zaccaria. Ma come è possibile che Maria sia incinta se ancora non è andata nella casa del promesso sposo Giuseppe, se ancora non ha potuto “conoscerlo”? Forse è a causa dell’argento, quell’argento che a volte Maria vede staccarsi dalle foglie dell’ulivo e allargarsi all’improvviso fino a ricoprire tutto il mondo in un abbraccio al tempo stesso bello e doloroso, calmo e glaciale. L’ultima volta che Maria lo ha visto, dentro a quell’argento c’era un uomo, un volto che sembrava nuotare in quella luce immensa e che all’improvviso è diventato proprio identico al suo promesso sposo Giuseppe e ha benedetto lei e il figlio che stava crescendo nel suo grembo. Ora però il problema è come fare a dire questa cosa alle altre persone, ad esempio ai suoi genitori. E poi rimane sempre il problema di Giuseppe: come potrà prendere la notizia che la sua promessa sposa aspetta un figlio? Maria non può più tenere questa cosa dentro di sé e lo affronta, teme che possa ripudiarla e che questa cosa finisca per uccidere i suoi genitori. Ma Giuseppe è un uomo buono, un uomo che crede alle parole della sua amata e non solo non la ripudierà, ma farà in modo che lei entri in casa sua prima del tempo stabilito, in modo da mettere tutto a tacere. E quando si avvicina il giorno della nascita del bambino, Giuseppe e Maria si mettono in marcia per Betlemme, la città dove Giuseppe è nato e dove il nascituro dovrà essere registrato...

Maria di Nazareth occupa un posto di primissimo piano all’interno della cultura occidentale, non solo in quanto madre di Dio ma anche come oggetto di un culto e di una devozione che attraversano tutto il corso della storia per arrivare fino ai nostri giorni, oltre che come figura centrale nell’iconografia cattolica e ortodossa. Suona pertanto paradossale che di lei, in fondo, si sappia così poco. Con questo suo Si vede che non era destino, Daniele Petruccioli sceglie di darle direttamente voce, facendoci raccontare tutta la storia della nascita, vita e morte di Gesù dalla sua prospettiva. All’inizio del libro Maria è poco più che una bambina ignara di molte cose del mondo, ma ben presto crescerà e diventerà una donna, imparando a stare al fianco di quel suo figlio così strano. Petruccioli la segue da vicino nella sua evoluzione, con una scrittura sempre ben calibrata e con un’ottica che, lasciando sullo sfondo gli aspetti più legati al discorso religioso, vuole farci riflettere sulla profonda umanità di questa figura. Non era facile riuscire ad essere credibili raccontando per l’ennesima volta una storia fin troppo nota, ma Petruccioli riesce nell’impresa. Dalla lettura del suo romanzo emerge la dimensione terrena di Maria come donna e come madre, una dimensione che paradossalmente non toglie nulla al valore religioso di questa figura, ma anzi contribuisce ad aumentarne ulteriormente la forza.