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Sladkiy

Sladkiy

Sladkiy è nato in una mattina di primavera sotto il grande albero dalle grandi e forti radici. Strana creatura, Sladkiy. Una piccola, soffice pallina di pelo bianco dalle gote tonde e rosa. La sua infinita dolcezza caratterizza il suo aspetto fisico, ma ancor più la sua anima pura, innocente e curiosa. Ogni cosa, nel bosco che sembra perennemente innevato, lo stupisce e lo riempie di meraviglia. Il bozzolo appeso al fiore che si trasforma in un’elegante farfalla e vola via, le radici sopra cui appendersi e giocare. La scoperta più stupefacente però è stato alzare gli occhi dal bosco e vedere per la prima volta quella landa sconfinata e azzurra che ha presto imparato a chiamare con il suo nome: cielo. Ma quel cielo è davvero lontano per una creatura senza ali: “Povera palla di pelo, solo alle nuvole e agli uccelli è permesso di stare qui!”, gli grida divertita una delle comari nuvole che fluttuano in quel cielo così bello. Sladkiy sa che è necessario esser forti e lottare per raggiungere i propri sogni, ma la notte sembra più semplice salir fin lassù e giocare con la luna, così materna, ben diversa dalle nuvole che non perdono occasione per prenderlo in giro e ricordargli quanto sia piccolo e inadatto al volo…

Quando nasce una creatura immaginaria bizzarra, soffice e morbida come una piccola civetta ma con delle braccia lunghe, scimmiesche, il lettore si chiede da dove provenga, dove vada. Nell’incipit del libro assistiamo alla nascita del piccolo Sladkiy, che in russo significa “dolce”. La sua essenza più pura è proprio quella. Immaginate un esserino candido e peloso, con gli occhietti neri e una mascherina liscia e implume che scopre delle gote piccole e rosse. Basta uno sguardo perché faccia tenerezza a tutti. Tranne che alle nuvole. Le nuvole, in questo fumetto dai tratti delicati di matita, osteggiano Sladkiy con dispetti e soprusi ben più gravi, in un climax quasi incomprensibile se non ci fosse la Luna a spiegarci che le nuvole sono così “vanno e vengono, sono mosse dal vento, senza consistenza”. Sladkiy invece è nato sotto le solide radici di un grande albero circondato da una pianura incolta e desertica, un albero-mamma, e sono proprio le sue radici a guidarlo nella scoperta della vita, a proteggerlo. Il primo volume dell’albo si chiude con un punto di rottura, da cui il piccolo Sladkiy potrebbe modificare il suo modo di intendere il mondo. Dovremo attendere il secondo albo per scoprire se quella profonda ferita scaverà un solco tanto profondo nella sua anima, che nelle vignette è visualizzata una piccola aurea rossa sospesa sulla testa della creaturina. Un fumetto dallo stile originale, caratterizzato da un tratto a matita morbido, soffuso, in cui spiccano il bianco dei vuoti di grafite e il rosso che compare a illuminare piccoli dettagli. Sulla cover e in calce al volume compaiono altri personaggi, uno strano bambino (il gran testone e il faccino triste mi hanno ricordato i personaggi di Morte malinconica del bambino ostrica e altre storie) e una volpina dallo stile burtoniano. Se i due saranno futuri compagni di viaggio di Sladkiy nella sua scoperta del mondo, è ancora un mistero fino al prossimo numero.