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Socrate su Facebook

Se Socrate fosse vissuto oggi, in questo tempo di egocentrismo, di ostentazione della propria ignoranza, di supremazia e ingerenza nella vita altrui sarebbe certamente impazzito. Avrebbe navigato in rete e si sarebbe reso conto di come tutte le nevrosi e le malattie della psiche umane, presenti nell’uomo da sempre, abbiano trovato adesso il palcoscenico ideale nel quale atteggiarsi a grandi attori della storia contemporanea. Il mondo dei social network ha letteralmente rivoltato il modo di pensare dell’essere umano, conducendolo ad abbracciare la massima “opino ergo sum”. In altri termini la nostra personalità e la nostra dignità di persone passano non più per il pensiero e il ragionamento secondo il tanto noto metodo socratico della maieutica, grazie al quale si riusciva a cacciare dalla propria mente riflessioni e ragionamenti saldi e potenti, ma attraverso l’opinione. Siamo “chiamati” ad avere un’opinione su tutto, a divenire tuttologi anche se non sappiamo nulla di nulla. Non esistono più le competenze, le sfere di sapere riservate a chi ha investito un’esistenza intera a studiare uno specifico argomento. Esistono solo la relativizzazione di ogni certezza e la pratica del “mipiacismo”, altresì nota come convulsa tendenza a mettere “mi piace” a ogni post, foto o video presenti in rete, come se non esistessero altre forme di interazione. Socrate troverebbe un mondo che ha abdicato completamente alla propria privacy e al proprio pudore svendendoli al banco della pubblicizzazione di ogni aspetto della propria esistenza, di ogni proprio pensiero, di ogni paura, gioia, preoccupazione. Tutto è social, tutto è condivisione salvo poi rendersi conto che in tale ostentata condivisione la comunicazione è spesso a senso unico non essendo nessuno davvero interessato all’altro ma solo al proprio apparire e a come poter rivolgere la presenza in rete altrui a vantaggio della propria notorietà. “A cosa stai pensando?”, chiede Facebook imperterrito e la sua domanda reclama quasi un dovere di risposta da parte dell’utente, uno svelamento a ogni costo dei propri pensieri più reconditi, reso più semplice dalla presenza dello schermo di un pc o un telefono che non permettono di percepire la moltitudine di occhi indiscreti che realmente vi sono dietro. Socrate troverebbe un popolo affetto da “demofollia”, da una nevrosi di massa dove tutto viene convulsamente scritto, condiviso, urlato, ostentato, una società dove si esiste solo se si appare e per il poco tempo in cui si appare…

È quanto spiega il filosofo Stefano Scrima nel suo piccolo e avvincente saggio Socrate su Facebook . L’autore, con l’aiuto della filosofia e della familiare immagine di Socrate guida il lettore lungo un intenso viaggio alla riscoperta del pensiero vero, quello fatto di tesi, antitesi e sintesi, di dubbi, di ostacoli e di fatica. L’oggetto di indagine è il mondo dei social, specialmente Facebook, dipinto come un grande Leviatano che seduce e inganna fino a conquistare completamente, a svuotare le persone di ogni senso critico e di ogni energia, fino ad averle in completo potere così da poterle dirigere le une contro le altre in una vera e propria guerra fatta di violenza, di offese e di denigrazione. Un mondo virtuale in cui tutti sono contro tutti e dove, soprattutto, ognuno è contro se stesso. Un’opera davvero sorprendente che dovrebbe essere letta da tutti, bambini, ragazzi e adulti perché ognuno di noi è vittima del sistema. Un’opera che cattura e conduce alla comprensione della posta che c’è in gioco per l’umanità nell’epoca dei social: la propria libertà, la consapevolezza di sé e la civiltà. In altri termini: la propria vita.