
Il pensiero dell’Alaska coglie Ulrike di sorpresa, perché mai una che come lei ama il caldo dovrebbe desiderare di raggiungere una terra come quella, considerata dai più una distesa inospitale di neve e ghiaccio. Eppure quel pensiero non accenna a svanire e sbirciare resoconti e diari di viaggio non fa che accrescerne la portata, ci sono appassionati che continuano a farvi ritorno, c’è persino chi ha scelto di trasferirsi in Alaska per vivere. Ulrike ha sempre amato le città. Ne ha viste così tante, ha visitato Pechino, New York, San Pietroburgo, Londra, Los Angeles, ma qualcosa in lei è cambiato rientrando dalla natura prepotente dell’America dello Yosemite e dei grandi parchi. Forse anche per questo è attratta all’improvviso dalle terre selvagge del grande Nord. Con uno zaino da dodici chili in spalla si appresta a partire, arrivando da sud, dalla British Columbia, per poi raggiungere il Canada e scoprire la bellezza dal sapore anglosassone di Victoria e tentare invano di avvistare le orche che di lì passano ogni giorno, tranne quello! E ancora Uclulelet, Nanaimo, e finalmente Ketchikan, nella Revillagigedo Island…
Viaggia da sola, la piemontese Ulrike Raiser, che per la prima volta si cimenta in un diario di viaggio nonostante abbia già pubblicato oltre trenta libri con la casa editrice Del Baldo, con la quale collabora. Viaggiatrice indomita, con lo zaino in spalla ha attraversato l’Europa, ha raggiunto la Russia, esplorato l’Africa, l’Australia, l’India e il Nepal, il Sud America. Sempre rigorosamente lontana dalle mete turistiche e con budget contenuti. Eppure racconta in questo volume che proprio l’Alaska ha cambiato in lei l’idea stessa del viaggio: racconta l’incredibile incontro con gli orsi e le aquile, con le balene, racconta “una natura che disegna la geografia fisica ma anche quella dei rapporti sociali e dei comportamenti umani”. E nel contempo racconta la storia di luoghi così distanti eppure presenti nell’immaginario di ciascuno, come il Circolo Polare Artico che avrebbe voluto raggiungere, ma non c’è riuscita. Un libro dunque sul viaggio, sia fisico che interiore, sul rapporto dell’uomo con la natura più dura e implacabile, sul desiderio di avventura e sulla necessità di perdersi, almeno ogni tanto, per ritrovarsi più veri.