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Sono un vero fesso, e posso dimostrarlo

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Un’autobiografia dell’autore, dalla nascita sino ai 70 anni d’età, raccontata sotto pseudonimo per non svelare nulla al pubblico sulle coordinate precise della sua reale vita privata. Vengono inizialmente descritte le difficoltà, soprattutto di ordine economico, affrontate dai genitori al momento della sua nascita, nel dopoguerra; si passa poi attraverso i problemi relazionali e spesso anche scolastici dovuti più al carattere timido e introverso che a una mancanza di capacità di apprendimento di “Giorgio” (questo lo pseudonimo scelto) attraverso infanzia e adolescenza. Verso i dieci anni, e per molto tempo, a dominare la scena quanto a problematiche sono gli insuccessi con le ragazze, anzi l’inesistente coraggio nell’approcciarsi a loro; Giorgio è fragile e introverso, ma, sia pure ad una certa età e con non molta frequenza, anche lui riesce a costruire delle relazioni sentimentali importanti: poche nella vita, pochissime, ma ciò è coerente col suo animo e con la sua apparente incapacità di costruire relazioni durature basate solo sull’attrazione fisica. I dilemmi con l’altro sesso inficiano anche la relazione con la madre, dimostratosi gelosa in modo incomprensibile sia nei confronti delle prime ragazze sia della donna che Giorgio sposa a trent’anni, ma con la quale a un certo punto la relazione rischia di naufragare per una tragica scelta di lui…

Pur avendo a volte un retrogusto ironico appena accennato, il lavoro ha una sincerità e amarezza brusca e tagliente che forse ne sono il più originale connotato, una capacità di analisi permeata di brusca durezza nel giudicare se stessi e le proprie scelte-cardine nella vita. Indubbiamente ben scritto (nonostante si potesse fare di più, qua e là, a livello di correzione di bozze), il romanzo non ha il proprio punto di forza nella singolarità delle vicende, per quanto esse talvolta non siano – fortunatamente per molti di noi – neanche così comuni e frequenti: vede invece la propria più importante chiave di lettura nel lasciare al lettore un’importante eredità di riflessione sul proprio presente e sul proprio futuro, sulla direzione di vita in cui ci si trova e soprattutto quella verso la quale ci si sta dirigendo. In modo neanche troppo taciuto, l’autore, che certamente ha scritto questo lavoro innanzitutto per se stesso, per trovare una via di meditazione, sfogo e riflessione sulla propria vita e le proprie esperienze, ci fornisce una sorta di morale suggerendoci: “Mi raccomando, voialtri che potete, e magari non vi trovate ancora nella piena terza età: non fate come me, quando fate una scelta di lavoro o finanziaria o economica di grande importanza, pensate bene a ogni potenziale sviluppo futuro, per voi, la vostra compagna, i vostri figli, di quella data scelta e delle possibili alternative, per non dover dire un giorno… la frase che dà il titolo a questo libro”.