Salta al contenuto principale

Sortilegi

sortilegi

Toscana, 1600. Una bambina si chiede cosa sia successo ai suoi familiari, sono caduti addormentati alcuni giorni addietro e non si sono più svegliati. Solo la madre è ancora cosciente e, parlando a fatica, le ordina di non toccare nulla ma di prendere un cesto di provviste e recarsi da monna Gostanza, una vecchia che abita nel bosco poco distante, per non tornare mai più. Una volta raggiunta la meta, la bambina trova il casolare abbandonato e si convince di essere l’ultimo essere umano rimasto sulla terra. Si ingegna per sopravvivere, nutrendosi di ciò che la natura le offre e proteggendosi dal freddo, un inverno dopo l’altro, fino a diventare una donna dai lunghi capelli dorati. Nel frattempo, nel borgo poco distante, si verificano innumerevoli disgrazie: piogge torrenziali, carestie, aborti. Ben presto si diffonde la voce che sia opera della strega di Vallebuja, bellissima e terribile, che vive nei recessi della foresta… Sassari, 1700. Un parroco trova una neonata abbandonata sui gradini di una chiesa e decide di chiamarla Vittoria, nella speranza che le sia di buon auspicio. Anni dopo, la trovatella viene mandata a servizio da una giovane e ricca Signora che ha quasi abbandonato la speranza di trovare marito quando, come per incanto, si ritrova attratta da un affascinante straniero… Buenos Aires, 1960. Un transatlantico diretto in Brasile viene pervaso da un odore dolce e inebriante che si sprigiona dalla stiva. Stregati dal misterioso profumo, i passeggeri si commuovono e si perdono nei ricordi. Solo la destinataria del pacco riconosce l’aroma che arriva dalla sua terra natale, la Sardegna: “Sono i leggendari biscotti di vento!”…

Tre storie ispirate da altrettanti oggetti reali: una serie di dipinti che hanno come soggetto una fanciulla del Seicento, una tovaglietta di lino con una maledizione ricamata sopra e una ricetta di biscotti contesa tra due famiglie sarde. Bianca Pitzorno coglie una suggestione e vi costruisce intorno un racconto, utilizzando documenti storici per descrivere meticolosamente credenze e costumi. Si serve sapientemente del linguaggio, passando da un registro all’altro, per restituire lo spirito del tempo attraverso i suoni di una lingua perduta. L’autrice crede nel “potere delle parole” (questo doveva essere il titolo del secondo racconto) e lo dimostra raccontando tre storie in cui le parole giocano un ruolo fondamentale: sono strumenti di consolazione o vendetta, mezzi di riscatto sociale, amuleti carichi di speranza. Sebbene i racconti siano distanti nel tempo e nello spazio, sono accumunati dallo stesso filo rosso che, a dispetto del titolo, non è la magia quanto l’irrazionalità umana in tutte le sue sfaccettature: capace di arrecare enorme danno, vedendo il male in ciò che è semplicemente diverso, ma anche di portare conforto, evocando tradizioni di terre lontane a partire da oggetti quotidiani. Sortilegi è una lettura dolce e profonda che ricorda le storie della buonanotte. Le favole, d’altronde, nascono per essere raccontate tra adulti, intorno al fuoco, come rievocazioni del passato e metafore della vita.