Salta al contenuto principale

Gustav Meyrink: il mistero e il risveglio

Articolo di

Figlio illegittimo di un aristocratico e di un’attrice, Gustav Meyrink nasce nel gennaio 1868 a Vienna, ma la madre lo porta con sé a Praga quando è ancora un adolescente. Dopo una giovinezza turbolenta in cui si costruisce una reputazione - non del tutto immeritata - di dandy e libertino e che lo vede eccellere nel canottaggio, inizia a lavorare in banca. Nel 1892 cade vittima di una profonda depressione che lo porta quasi al suicidio. È a questo periodo buio che risale il primo degli episodi controversi e misteriosi che abbondano nella sua vita e sulla cui veridicità le opinioni tra gli studiosi divergono nettamente. Racconta comunque Meyrink che proprio pochi istanti prima che lui premesse il grilletto di una pistola e ponesse così fine alla sua vita, una mano ignota fece scivolare sotto la porta della sua stanza un opuscolo intitolato L’aldilà, un trattato esoterico che non solo evitò la sua morte ma lo condusse su una strada completamente diversa. Mike Mitchell, forse il più importante biografo di Meyrinlk, si chiede: “La storia del suicidio è vera? È proprio il genere di cosa che gli sarebbe piaciuto che fosse legato alla sua vita, gli piaceva da morire far circolare leggende e storie intorno a lui e al suo passato. È impossibile per noi dire se il fatto sia vero o no”.



Nasce quel giorno - o comunque in quegli anni, nel caso l’aneddoto fosse inventato - l’assiduo interesse di Meyrink per l’esoterismo e l’occulto. Comincia a frequentare sedute spiritiche (e smaschera diversi falsi medium), conduce esperimenti alchemici, prova droghe, si interessa alla chiaroveggenza. Poi arriva il secondo degli episodi poco chiari, quasi leggendari, che dicevamo: Gustav “si mette contro la polizia praghese” e finisce anche in carcere - ingiustamente, dice lui. La banca, di cui nel frattempo era diventato socio, fallisce. Sceglie dunque la carriera dello scrittore. Il Gustav Meyrink prima bancario e poi banchiere non esiste più. L’8 maggio 1905 Meyrink sposa Philomene Bernt, che conosce dal 1896. Il 16 luglio 1906 nasce la figlia Sybille Felizitas e il 17 gennaio 1908, due giorni prima del quarantesimo compleanno di Meyrink, nasce il secondo figlio, Harro Fortunat. Nel 1915 il suo romanzo Il Golem è un successo clamoroso con più di 200.000 copie vendute in un anno e Meyrink si affretta a scrivere in rapida sequenza L’angelo della finestra d’Occidente, Il volto verde, La notte di Valpurga e Il domenicano bianco. Meyrink per diverse riviste scrive anche racconti molto amati dai giovani delle nazioni di lingua tedesca, che però in alcuni casi fanno infuriare le autorità, che si sentono - spesso giustamente - prese di mira e dileggiate persino nell’ambito delle trame weird e gotiche. Subito dopo la Prima guerra mondiale lo scrittore entra nel mirino dei nazionalisti tedeschi e deve fuggire da Praga e stabilirsi per un po’ in Svizzera.

Nonostante i suoi trascorsi nel campo finanziario e la sua fortuna editoriale, lo scrittore ha costantemente problemi di denaro. Nel 1920 però i suoi affari migliorano tanto che riesce ad acquistare una elegente villa a Starnberg. Qui Meyrink e la sua famiglia vivono per i successivi otto anni. Nel 1927 Meyrink si converte formalmente al Buddismo Mahayana. Con l’alba degli anni Trenta la tragedia irrompe nella vita dello scrittore: il figlio Fortunat durante l’inverno del 1931 ha un grave incidente di sci e si lesione la spina dorsale, rimanendo paralizzato alle gambe. Per nulla intenzionato a rimanere confinato su una sedia a rotelle per tutta la vita, il giovane si suicida il 12 luglio 1932 e sei mesi dopo Gustav Meyrink lo segue nella tomba a soli sessantasei anni per motivi non del tutto chiariti.

Scrive Gennaro Fucile che i romanzi di Meyrink soffrono “(...) a tratti di una certa discontinuità narrativa, imposta dalla necessità di esporre tesi e visioni iniziatiche, quelle incursioni della forma saggio, di cui si detto, che assolvono alla funzione di vera e propria lezione spirituale con l’autore nelle vesti di un magister animae. Un afflato che Meyrink condivise, in parte o appieno, con una comunità eterogenea di cultori sinceri e di ciarlatani, di studiosi e millantatori di conoscenze riconducibili alle discipline e alle filosofie occidentali, alchemiche, ermetiche e orientali, in primis lo yoga”. E Vania Russo aggiunge: “Narrazione e iniziazione vanno di pari passo nei suoi romanzi, e il messaggio che Meyrink sembra aver voluto lasciare in eredità ai lettori, per lo più ignari di quanto questo voglia dire, è «Viviamo immersi nella materia, in uno stato di sonno spirituale […] e dobbiamo tendere al Risveglio»”.

I LIBRI DI GUSTAV MEYRINK