
Il 15 marzo del 44 a.C., nella Curia Pompeia, Gaio Giulio Cesare moriva assassinato per mano di un gruppo di nobili congiurati. Gli fu fatale la scelta di autoproclamarsi dittatore perpetuo e quindi, in sostanza, di aver trasformato - dopo aver vinto la guerra civile contro Pompeo - in un Impero la pur fragile e imperfetta Repubblica romana. L’aristocrazia senatoria non poteva e voleva perdonargli questa svolta autocratica, anche se alla fine non potè mutare il corso della storia e Impero fu, seppure per mano di Ottaviano Augusto.
Nato intorno al 100 avanti Cristo, Cesare apparteneva ad una famiglia nobile e influente ed era nipote del leggendario Caio Mario. Messo al bando da Silla, fu avviato sin da giovanissimo alla carriera militare e poi si recò a Rodi a studiare retorica. Cadde prigioniero dei pirati, fu liberato, e dopo averli sgominati con un’audace spedizione punitiva, partecipò alla terza guerra mitridatica. Appoggiò Pompeo e Crasso nella loro opera di demolizione della costituzione sillana. Fu questore in Spagna nel 70, edile nel 65, pontefice massimo nel 63, pretore nel 62, propretore in Spagna nel 61. Divenuto ormai uno tra i più potenti uomini politici di Roma, fu eletto console per il 59 e come tale fece approvare una legge agraria che ordinava la distribuzione delle terre ancora disponibili. Mediante un plebiscito ebbe il comando militare in Gallia, che soggiogò completamente in quasi un decennio di guerre brillantemente condotte. Il triumvirato con Pompeo e Crasso si era sciolto con la morte di Crasso nel 53 e Pompeo, approfittando dell’assenza di Cesare, era di fatto diventato il padrone di Roma. Cesare non intedeva sottomettersi e si preparò al conflitto armato. Dichiarato nemico pubblico, varcò il Rubicone - un fiume presso Rimini che era considerato il confine dell’Italia nel gennaio 49 - e scatenò una guerra civile che per anni insanguinò tutto il Mediterraneo, fino al lontano Egitto.
Una volta trionfato contro i suoi nemici, già eletto dictator a tempo indeterminato, ricevette dal Senato il titolo di imperator: questa somma di poteri civili e militari configurava il suo governo come una monarchia. E come un re Gaio Giulio Cesare cominciò a comportarsi, avviando profonde riforme e imponenti lavori pubblici, ma anche calpestando apertamente la tradizione della libertà repubblicana. Così circa 60 senatori, capeggiati da Bruto e da Cassio, decisero di ucciderlo e portarono a termine il loro piano alle idi di marzo del 44, infliggendo a Cesare ben 23 colpi di pugnale. La figura di Cesare, quella però è divenuta immortale e ha ispirato numerosi artisti e scrittori. Innanzitutto il più grande di tutti, William Shakespeare, che intorno al 1600 gli ha dedicato una delle sue tragedie più complesse e potenti.
Tra tutti i saggi che raccontano la titanica parabola umana e politica di Giulio Cesare, vi segnaliamo Cesare - Il grande giocatore di Antonio Spinosa, lavoro piacevole da leggere e basato sull’aneddotica di un ottimo giornalista: tra gli anni ’60 e ’90 infatti Spinosa ha lavorato a “Corriere della Sera”, “Il Giornale”, “Nuovo Roma”, Agenzia Giornalistica Italia, “La Gazzetta del Mezzogiorno” e ANSA. Dal punto di vista della tattica militare invece persino Napoleone Bonaparte scrisse un saggio intitolato Le guerre di Cesare per celebrare le grandi qualità di stratega del condottiero romano.
Di romanzi sull’antica Roma - si sa - ce ne sono moltissimi, ma forse il più suggestivo è Idi di marzo di Valerio Massimo Manfredi. L’amicizia, il tradimento, il potere, l’ambizione: il Giulio Cesare di Manfredi è una figura titanica, l’epicentro di una tempesta emozionale e politica che non può non travolgerlo ma che rende tutti vittime, anche gli apparenti carnefici. Meno suggestivo ma comunque da leggere l’omonimo Idi di marzo di Thornton Wilder. Pubblicato nel 1948, questo romanzo adotta una bizzarra forma epistolare. Tutti i capitoli sono composti da lettere immaginarie di/a Giulio Cesare e di/a numerosi altri personaggi storici o d’invenzione, lettere che però non si susseguono con un criterio esattamente cronologico, ma procedono con uno strano ritmo sincopato: sono raggruppate in quattro parti, ognuna che inizia con una missiva risalente a un mese prima quelle del capitolo precedente e finisce con una missiva spedita un mese dopo quelle del capitolo precedente, e così via. Per chi ama l’avventura invece assolutamente imperdibile la quadrilogia dedicata a Cesare da Conn Iggulden, che racconta una scalata politica complessa, lunga, irta di compromessi, tradimenti, strategie quasi scacchistiche e congiure. La latinista e filologa Antonella Prenner invece nel suo Caesar racconta la figura di Cesare dal punto di vista di Servilia, la matrona che, secondo le fonti storiche, egli amò al di sopra di tutte. Cristoforo Gorno è volto not(issim)o di tante trasmissioni Rai, programmi e magazine di diffusione culturale mainstream, ma è anche autore di un romanzo intitolato Io sono Cesare. Ci sono poi due altre memorabili saghe da non perdere: Colleen McCullough ha firmato i sette romanzi della serie I signori di Roma nei quali Cesare ha ovviamente un ruolo importante e il nostro Andrea Frediani, che con la sua trilogia Dictator scava nella psicologia del celebre protagonista utilizzando i personaggi che gli girano attorno, a partire dal quel Tito Labieno finora colpevolmente un po’ trascurato da storiografia e narrativa.
Ma non ci sono solo romanzi storici, su Cesare: non mancano le ucronie. In Cesare l’immortale - Oltre i confini del mondo Franco Forte immagina un mondo in cui Cesare non è morto ma anzi ha formato una legione, la Legio Caesaris, e seguendo le mappe del diario del greco Pitea vuole raggiungere Thule, un’isola a diversi giorni di navigazione a nord della Britannia, dimora dei più antichi sacerdoti druidi, circondata da un’infinita distesa di ghiaccio. Ancora più sfrenata la fantasia di Davide Del Popolo Riolo che nel suo De Bello alieno raccomta di una Roma steampunk in cui Giulio Cesare non è il generale geniale e spregiudicato che conosciamo dal De bello gallico studiato al liceo, ma un brillante scienziato, un Reed Richards in toga, il “Machinarum Magister” che ha inventato filatoi meccanici, treni, lampade a olio, stamperie a vapore, fucili e cannoni.