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Virginia Woolf

Virginia Woolf
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"Perché una volta che il male di leggere si è impadronito dell'organismo, lo indebolisce tanto da farne facile preda dell'altro flagello, che si annida nel calamaio e che suppura nella penna".

Una casa piena di persone la sua, piena di fratelli (Thoby, Adrian, Vanessa) e fratellastri (Gerard, George, Stella), nella Londra di Hyde Park, addolcita dalla presenza della madre Julia e del padre Leslie Stephen, rinomato storiografo ed eccellente critico letterario. La piccola Virginia nasce così il 25 gennaio del 1882 in una 'famiglia affollata', lei tanto allegra, vivace, curiosa, alla costante ricerca dell'approvazione paterna, protetta dall'amore della mamma, ma già soggetta a immotivate crisi di rabbia, sbalzi d'umore, improvvise e funeste malinconie. All'interno della casa si sente protetta, "come dentro un acino d'uva" dirà lei stessa. Il salotto accoglie le personalità più illustri della classe intellettuale emergente e tra quelle mura la cultura fa da padrona. Lei respira letteratura, musica, e proprio lì in quel salone ingombro di libri deciderà del suo futuro di scrittrice. Il lasso di tempo tra il 1882 e il 1895 rappresenta il momento delle grandi letture, dell'istruzione: Julia insegna ai figli latino, francese, storia, Leslie matematica ed inglese, e se la sorella Vanessa sin da subito mostra una spiccata propensione per il disegno e l'arte (diverrà una famosa pittrice), lei e l'amato Thoby manifesteranno un'inclinazione più spiccatamente letteraria. Ma il biennio 95-97 sarà il primo periodo durissimo per l'equilibrio emozionale di Virginia. Sono gli anni in cui il fratellastro Gerald la molesterà sessualmente (sei anni lei, diciassette lui), impedendole di sviluppare un approccio normale con l'altro sesso. Ed è dopo questo primo trauma che Virginia inizierà ad evitare il cibo e a sviluppare verso gli specchi un'avversione che le impedirà, in seguito, di misurarsi i vestiti nei negozi e di avere un rapporto sereno col proprio corpo. Ma le molestie di Gerald non saranno le uniche: anche George farà lo stesso infilandosi spesso nel letto della sorellastra ("Aveva i riccioli di un dio e le orecchie di un fauno, e gli occhi erano quelli di un maiale", scriverà lei stessa). E sarà proprio George che porterà Virginia a vedere la madre per l'ultima volta. Il 5 giugno del 1895 infatti muore Julia e a prendersi cura dei ragazzi sarà la sorellastra Stella, che purtroppo dopo pochissimo tempo verrà meno - a soli trentotto anni - per un'appendicite. Sono gli anni in cui la scrittura entra dalla porta principale per fornire a Virginia una via di scampo, un luogo magico dove far confluire i pensieri confusi, i sentimenti più spigolosi, le idee più sottili, i sogni più reconditi, i turbamenti mai superati. La giovane inizia a tenere il suo prezioso diario e comprende, rileggendosi, la sua oramai palese vocazione alla scrittura. Siamo oramai nei primissimi anni del nuovo secolo quando Virginia è costretta a rinunciare all'università, con un padre vecchio e malato e una sorella che da sola è costretta ad occuparsi di lui. I suoi compagni diventano gli scrittori latini e greci che legge e traduce con naturalezza, la letteratura è di nuovo fonte di salvezza. Ma la rinuncia agli studi universitari non è niente rispetto al dolore che sperimenterà di fronte alla morte del padre (1904). Incapace di reagire, di far fronte a tanta devastazione dentro di sé preferirà cercare la salvezza nell'anestesia della morte e tenterà per la prima volta il suicidio. Uscita parzialmente dalla depressione grazie all'amore degli amici, inizia una collaborazione con la rivista Guardian e pubblica un importante contributo alla biografia paterna voluta da F.W.Maitland, oltre ad avviare una costante collaborazione con il Times Literary Suplement. Sono questi gli anni di Bloomsbury, gli anni delle riunioni in casa Stephen dei giovani intellettuali londinesi che costituiranno il Bloomsbury Group, fucina di idee e talenti (Roger Fry, Clive Bell, Duncan Grant, Rothenstein, Sikert, Tonks nonché il poeta Yeats, Forest...). Nel salotto della sua casa si discute di arte, politica, letteratura, si confrontano le menti più brillanti, gli uomini e le donne che cambieranno la Londra del tempo e la vita di Virginia. Per animare le serate bastava poco e spesso, come racconta lei stessa, erano le ragazze a dare il via alla conversazione: lo spunto poteva essere il concetto Bellezza o di Atmosfera. E tra i presenti siederà anche Leonard Woolf, suo futuro marito, che entrerà nella sua vita senza più uscirne. Ma un altro lutto sta per abbattersi con prepotenza sulla vita di quella che oramai sta per diventare una scrittrice. Di ritorno da un viaggio in Grecia, muore l'amato fratello Thoby e per lei è di nuovo l'inferno. Tra il 1908 e il 1912 inizia a scrivere il suo primo romanzo pubblicato nel 1915 col titolo La Crociera, la sua cerchia di amici si allarga e riceve diverse proposte di matrimonio. Sarà Leonard Woolf a sposarla e a rappresentare nella sua vita l'unico vero punto fermo, un porto sicuro dove rifugiarsi, l'uomo che la sosterrà lungo tutto il suo percorso creativo, la persona senza la quale oggi non avremo l'opera di Virginia Woolf. E anche se il loro matrimonio non può essere considerato un'unione tradizionale (sembra che non ebbero mai rapporti sessuali) durò negli anni e fu sempre caratterizzato da un amore profondo. Ma il male oscuro è sempre dietro l'angolo e Virginia tenterà per la seconda volta di togliersi la vita. Il 1917 è un anno chiave che vede la fondazione da parte dei coniugi Woolf della Hogart Press, la casa editrice che farà uscire tutti i romanzi della Woolf, nonché capolavori come le poesie di Eliot, e che rifiuterà Ulisse di Joyce ritenendolo "troppo volgare". Il decennio successivo vede la pubblicazione di molti libri: un periodo intenso segnato profondamente dall'altalenanza di momenti di estrema e febbrile attività creativa e altri di depressione improvvisa, un periodo che lascerà tracce profonde in lei e nel suo modo di guardare alla vita. In questi primi romanzi c'è già tutta la forza della sua scrittura ed evidenti sono i parallelismi con la propria vita. In Gita al Faro per esempio chi è la signora Ramsey se non la madre Julia? Non era forse la piccola Virginia che sentiva tintinnare i bracciali quando la madre le dava un bacio prima di addormentarsi? E non era forse lei ad essere vestita di bianco sul ballatoio della loro casa in Cornovaglia dove Virginia s'innamorò perdutamente del mare? Il mare, una presenza sempre costante nell'opera della Woolf, amante e padre, specchio fedele dei suoi moti interiori. Le sue opere cominciano ad essere distribuite e conosciute, amate e odiate e il dialogo con i letterati contemporanei come Eliot, Forest, Bennet non è sempre dai toni distesi, ma in ogni caso accresce la sua notorietà e alla pubblicazione di Orlando (scritto per la sua amante Vita Sackville-West) è oramai una scrittrice di fama. La guerra contro la sua malattia lascia sempre più tracce ed affrontare gli ennesimi lutti diventa un'impresa disperata. Muoiono gli amici di sempre Lytton Strachey e Roger Fry di cui scriverà un'appassionata biografia. Scoppia la II Guerra Mondiale e Virginia tenta di aggrapparsi ancora una volta alla letteratura per sopravvivere e cacciare i fantasmi che abitano il suo cuore e che le impediscono di pensare con lucidità. Ma il volume della voce della sua disperazione è troppo alto e per farla tacere Virginia è costretta a scrivere la lettera più difficile: poche righe vergate con una calligrafia preziosa, racchiuse in un'elegante busta lasciata in salotto per il suo amato Leonard. Il tempo di passeggiare fino al fiume Ouse, di raccogliere alcune grosse pietre da tenere in tasca, il tempo di scendere nell'acqua e lasciare che tutto finisca, finalmente. E' il 28 marzo del 1941.

 

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