
Secondo di sei fratelli, Akinwande Oluwole Soyinka - nome completo di Wole Soyinka - nasce in Nigeria il 13 luglio 1934. Il più grande drammaturgo africano, figlio di un preside, Samuel Adoyele Soyinka, e di una femminista attiva nei movimenti locali, Grace Eniola, è cresciuto in un ambiente armonioso e sereno, che si è rivelato decisivo per la sua formazione. Anche la diversa appartenenza religiosa dei genitori - la madre era anglicana, mentre il ceppo paterno praticava il culto Yoruba - non è stata causa di conflitti, ma fonte di conoscenza e apprendimento.
Fin da piccolo riceve premi e riconoscimenti per le sue produzioni letterarie, tanto che a dodici anni viene automaticamente ammesso alla scuola più prestigiosa della Nigeria. Parte dei suoi studi universitari li conduce a Leeds, nel Regno Unito, dove segue un corso di drammaturgia e consegue il titolo di Doctor of Philosophy. È il 1960 quando torna in Africa e ha le capacità, la voglia e l’entusiasmo necessari per fondare una compagnia teatrale con la quale produce una delle sue opere drammaturgiche più note e discusse, Danza della foresta. Stilisticamente complessa, la pièce costituisce di fatto una fervida denuncia rivolta contro la corruzione e le reiterate violazioni dei diritti umani manifestate dai vari governi locali succedutisi dall’età del colonialismo fino ai periodi dell’indipendenza nazionale, in un’alternanza ritmica tra presente e passato.
Ma una pioggia di critiche non tarda ad arrivare sia da parte dei governanti, sia da alcuni critici letterari e da intellettuali che considerano l’opera comprensibile da pochi, di carattere elitario e frutto di una contaminazione di stili non gradita. Ma tale fuoco di sbarramento non impedisce a Soyinka e alla sua opera di vincere il premio Nigerian Indipendence Day. Nel 1965 esce il suo primo romanzo in inglese, Gli interpreti. Dal 1967 al 1969, per aver chiesto con un articolo di giornale il cessate il fuoco, viene rinchiuso in cella di isolamento dove nel frattempo produce il romanzo L’uomo è morto, che è narrazione dei giorni di prigionia. Soyinka, oltre ad aver scritto numerose opere in prosa e inversi, testi teatrali e di saggistica, ha riadattato al contesto africano anche numerosi drammi e commedie europee.
È il 1986 quando si aggiudica il Premio Nobel per la Letteratura. È il primo autore africano ad ottenere tale riconoscimento. La motivazione dei giurati non lascia spazio a dubbi di sorta sul valore e il significato della scelta: “in un'ampia prospettiva culturale e con una poetica fuori dagli schemi mostra il dramma dell'esistenza”. La dittatura giunge al suo culmine a metà degli anni Novanta quando l’amico Ken Saro Wiwa, noto scrittore e drammaturgo, viene messo a morte per le sue opinioni politiche antiregime. Stessa sorte sarebbe toccata a Soyinka se in quel tempo non fosse stato già in salvo all’estero. Tale condanna decade poi tre anni più tardi con la caduta del regime del generale Sani Abacha. Anche l’Italia ha recentemente omaggiato Wole Soyinka con l’assegnazione del XIV “Premio Internazionale Trieste di Poesia”, nel corso di una manifestazione tenutasi dal 26 novembre al 2 dicembre 2012.
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