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Stella rossa

1905, Russia. Nonostante i suoi ventisette anni, Leonid è un membro “anziano” del partito, stimato dai compagni per il coraggio con cui ha affrontato recentemente dodici mesi di carcere. La sua relazione con la compagna di partito Anna Nikolaevna non va molto bene: lei appartiene a una corrente politica più moderata, ma soprattutto è una moralista, che sente forte il senso del dovere e del sacrificio, mentre Leonid è in fondo un gaudente. Il giovane è profondamente convinto infatti che il proletariato già si stia dirigendo “verso l’annientamento di una qualsiasi morale e che il sentimento sociale che rende le persone compagne nel lavoro si svilupperà nella sua completezza solo quando ci si fosse liberati dell’involucro feticistico della moralità”. Anna è rigidamente monogama, Leonid è entusiasticamente poligamo. A complicare ulteriormente le cose è l’arrivo nella vita dei due di un tale di nome Menni, che porta con sé “messaggi e ordini dal sud” e pare godere della piena fiducia del partito. Menni sembra particolarmente interessato a Leonid, e prende a frequentare casa sua con assiduità: è un individuo strano, efebico, con gli occhi sempre nascosti dietro occhiali scuri e una testa troppo grande, sproporzionata. Ha una formazione scientifica e pare condividere le posizioni politiche di Leonid, per cui spesso entra in conflitto con Anna, che per Menni prova da subito una istintiva antipatia. Dopo un ennesimo litigio serale, Anna se ne va di casa. Con un “senso di vuoto nella mete e di freddo nel cuore”, Leonid vaga a lungo per le strade gelide. Quando torna a casa, trova Menni seduto al tavolo che lo aspetta. Lo strano giovane inizia a parlargli di una incredibile scoperta scientifica, una forza di “repulsione” gravitazionale che rende possibile il viaggio interplanetario. A quanto afferma, astronavi che funzionano grazie a questa scoperta ce ne sono già, costruite e usate da una sorta di organizzazione segreta sulla quale egli non può fornire a Leonid alcuna informazione, almeno fino a quando il giovane russo non avrà accettato la proposta di Menni. Di che si tratta? Un viaggio a bordo di una “eteronave” in partenza il giorno successivo verso Marte. La missione non può essere rinviata, prendere o lasciare. Se Leonid rifiuta il viaggio, non avrà una seconda occasione. Incuriosito, Leonid accetta…

Ce la racconta il collettivo Wu Ming nella prefazione del volume: subito dopo il fallimento della rivoluzione del 1905, all’interno della fazione bolscevica del Partito Operaio Socialdemocratico Russo si consuma un duro scontro tra Vladimir Il’ič Ul’janov – meglio noto come Lenin – e Aleksandr Aleksandrovič Malinovskij (che ama firmarsi con il cognome Bogdanov). Il primo ritiene che la realtà determini la coscienza, e che quindi sia necessario prendere il potere con ogni mezzo, per edificare una società socialista che sovvertendo i rapporti sociali contribuirà in seguito gradualmente a cambiare la cultura; il secondo ritiene viceversa che la fase di crescita sociale e culturale debba avvenire prima e rappresentare il motore di una successiva azione politica. È la posizione di Lenin a risultare maggioritaria, come sappiamo, e Bogdanov (che dopo la Rivoluzione d’Ottobre comunque otterrà una cattedra di Economia all’Università di Mosca e la direzione dell’Accademia Socialista delle Scienze Sociali ma rimarrà sempre una voce abbastanza “eretica” tra i bolscevichi), sfoga in parte la sua amarezza scrivendo. Non si accontenta però di concludere la sua dotta trilogia sull’Empiriomonismo: sente il bisogno di diffondere (e difendere) le sue tesi presso un pubblico più ampio, perciò pubblica questo Stella Rossa, a metà tra fantascienza e conte philosophique. Nell’utopia di Bogdanov, su Marte – dopo una drammatica crisi economica legata alla costruzione dei famosi, giganteschi canali – ha trionfato il Socialismo. Una illuminata tecnocrazia gestisce le vite e il lavoro del popolo marziano, che vive in un assoluto equilibrio: tutte le contraddizioni e le tensioni sociali sono scomparse, persino le differenze di genere sono minime (solo a romanzo inoltrato Leonid capisce che l’ineffabile scienziato Netti in realtà è una femmina e per giunta attratta da lui). Marte è rosso non solo politicamente, ma anche fisicamente: la colorazione secondo Bogdanov non è dovuta però alla natura del terreno, ma alla tinta della vegetazione (quando i marziani suggeriscono al protagonista di indossare occhiali di protezione per difendersi da irritazioni agli occhi, lui ribatte con fierezza: “È il colore della nostra bandiera socialista. Devo dunque abituarmi alla vostra natura socialista”). Stella Rossa – che ha anche un sequel, L’ingegner Menni, edito in Italia nel 1988 dall’editore calabrese Sinefine – non solo include numerosi passaggi tratti dai volumi sull’Empiriomonismo trasformati in dialoghi o riflessioni dei personaggi: è una vera e propria versione fiction delle interpretazioni di Ernst Mach delle teorie marxiste. Il focus di Bogdanov non è quindi l’intrattenimento del lettore ma il suo indottrinamento. Karl Mars. Marx attacks. Life on Marx. Mission to Marx.