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#stodadio – L’enigma di Artolè

#stodadio – L’enigma di Artolè

Antonio Lucarelli ha trentanove anni, è single, è pugliese e fa il maresciallo sull’Appennino bolognese. Ed è rammaricato perché in quella estate non è riuscito a fare le vacanze nella sua adorata Puglia e ora gli mancano le passeggiate in riva al mare, le friselle con l’origano selvatico e i pomodorini succosi, il caldo delle notti estive del sud e il ventilatore al massimo. Sull’Appennino a fine agosto invece è già freddo, non si può dormire con il pigiama leggero e del mare, poi, neppure a parlarne! Eppure lui quei luoghi, in realtà, ha imparato ad amarli. Ad amare le lunghe passeggiate nei boschi in primavera ed estate e a visitare i piccoli borghi medievali sparsi qui e là e conservati con cura e passione da chi ci vive ancora e cerca di non farli morire con tante piccole iniziative e progetti. E proprio in uno dei questi borghi il maresciallo Lucarelli viene invitato dalla sua graziosa amica Simona, precisamente a Tolè che ogni anno si apre al mondo con il suo festival di arte e cultura. Antonio ci pensa e decide che sì, che finalmente anche lui si merita qualche giorno di vacanza, anzi per pensarla e godersela proprio come una vacanza decide di prendere anche una stanza in uno dei piccoli alberghi della zona, anche se in realtà Tolè dista solo un’ora da casa sua. Ma il maresciallo vuole rilassarsi e godere della compagnia della sua bella amica sulla quale già fantastica di cene a due e dopocena intriganti, tanto da tirare fuori per metterli in valigia nuovissimi boxer loggati sofisticatamente. E prima di partire, addirittura, riceve un messaggio dal suo caro amico pugliese che all’ultimo minuto tra una vicissitudine familiare e l’altra decide di aggregarsi ad Antonio per un fine settimana diverso e all’insegna della cultura. Ma la tragedia è dietro l’angolo e nonostante sia ufficialmente in vacanza il maresciallo viene chiamato a indagare su una terribile morte: Luciana Ferrari è stata accoltellata a morte nel suo letto tra la notte e l’alba. La signora la sera prima era stata a un concerto di Artolè e aveva salutato serenamente gli amici prima di rientrare a casa. Una morte inspiegabile quindi e misteriosa più che mai perché nessuno sembra sapere o avere visto nulla e l’unico indizio sono alcuni numeri di telefono trovati sul comodino accanto al letto della vittima. Un giallo vero, perché Luciana Ferrari sembra essere una persona normale con una vita più che normale. E allora chi la voleva morta e dove portano quei numeri di telefono su cui Lucarelli sembra voler indagare così pervicacemente?

#stodadio. L’enigma di Artolè è apparentemente un giallo senza pretese, mi verrebbe quasi da dire un “giallino da paesino” e forse come trama in sé latita di personalità e originalità. Quello che colpisce invece piacevolmente è la costruzione e l’importazione tecnica che l’autore dà alla narrazione. Prima di tutto i passaggi in cui una scrittrice anonima si racconta ai lettori, racconta quanto successo a Tolè in quei giorni di festival e racconta la sua morte. Il tutto con leggerezza e ricchezza di particolari, tanto che il lettore ne rimane immediatamente affascinato. Molto indovinata risulta anche tutta la parte dei personaggi che danno vita al borgo e a quella ristretta comunità. Personaggi a cui Carmine Caputo affida riflessioni e risoluzione dell’assassinio per poi rimescolare le carte e ribaltare ogni conclusione portata avanti fino ad allora. Pertanto ci troviamo di fronte a un giallo intrigato e fascinoso, che poggia esclusivamente sulla capacità autoriale di lasciare i lettori a bocca aperta. Una dote creativa che probabilmente non è sufficiente, dato che la scrittura e lo stile risultano estremamente semplici, anonimi, quasi piatti. Nonostante tutto però il romanzo regge e si fa leggere e anche se difficilmente ci si potrà innamorare di Antonio Lucarelli, i presupposti per una nuova avventura del maresciallo emilianopugliese perso tra le nebbie invernali dell’Appennino bolognese sono assolutamente auspicabili. D’altra parte, anche per i lettori come per i buongustai, si sa che l’appetito vien mangiando.