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Stonewall - Il canto di una liberazione

Stonewall - Il canto di una liberazione

Quando si parla di Stonewall, vengono alla mente le lotte che il mondo LGBTIQ+ ha dovuto e deve portare avanti per vedere i propri diritti rispettati. La notte tra il 27 e il 28 giugno 1969, il quartiere una volta bohémien di Greenwich Village diventa il centro di vere e proprie insurrezioni, rivolte tra gli avventori dello storico locale Stonewall Inn su Christopher Street e la polizia. La notte fonda newyorchese si infiamma dopo l’una per rimanere per sempre nella memoria collettiva come tra i momenti più importanti del ventesimo secolo. Occorre, però, tenere bene in mente che gli anni precedenti a quella notte di giugno erano già stati segnati da moti di liberazione da parte di una comunità che veniva spesso associata, in maniera discriminatoria e totalmente errata, alla malattia mentale. Negli anni Settanta, infatti, le varie edizioni del Manuale diagnostico per i disturbi mentali parlavano di disturbi dell’orientamento sessuale ed elencavano l’omosessualità tra le patologie curabili. Pertanto, gruppi di omosessuali, drag, lesbiche rivendicavano il diritto di poter condurre la propria vita senza dover passare forzatamente per una stazione di polizia. Si dovrà arrivare al 1982 per assistere alla proibizione di ogni discriminazione connessa all’orientamento sessuale da parte di uno stato americano, il Wisconsin. Da allora, gli Stati Uniti hanno cambiato velocità di marcia, abrogando, ad esempio, il famigerato “Don’t ask, don’t tell” con cui i gay apertamente dichiarati non potevano far parte delle forze armate, ma, soprattutto, sancendo la vittoria del matrimonio egualitario anche a persone dello stesso sesso…

È una carrellata interessante quella che fa Carlo Scovino sul percorso fatto dalla comunità LGBTIQ+ negli anni da quella leggendaria notte allo Stonewall Inn. E l’uso dell’aggettivo “leggendario” non appare inopportuno se si pensa ai racconti fatti da chi quella sera c’era o al fatto che in quel punto a New York è stato eretto un monumento a firma di George Segal che ritrae due copie che in maniera spensierata vivono il proprio amore. Interessante è anche constatare come in Italia i moti di Stonewall abbiano prodotto solo in parte e in ritardo una consapevolezza sociale o politica del malessere vissuto da una fetta importante della popolazione. Basti ricordare la narrazione che fino a pochissimi anni fa veniva fatta dai media del Gay Pride, in cui si tendeva a sessualizzare e rendere peccaminosa una festa allegra e colorata in cui la richiesta di diritti e della giusta visibilità al concetto di amore era il fondamento portante. Se da una parte sembra che la società abbia fatto dei passi avanti, non bisogna considerare la battaglia per i diritti risolta, poiché, ed è sotto gli occhi di tutti, le discriminazioni sono all’ordine del giorno e in molte parti del mondo essere omosessuali può ancora significare pena di morte, prigionia e torture. Sono molti gli spunti offerti che vale la pena di approfondire anche attingendo dall’utile indice bibliografico.