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Storia della magia

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I primi occidentali, che hanno studiato le pratiche magiche di altre popolazioni, le hanno considerate espressione di una cultura arretrata, non ancora evoluta nel processo che va dal pensiero magico, a quello religioso e infine a quello scientifico. Eppure la magia, nelle sue varie forme di trasformazione, transazione o trasferimento, ha prosperato nella storia dell’umanità: la praticavano, secondo quanto testimoniano preziosi reperti archeologici, le tribù nomadi durante l’era glaciale; le prime tecniche agricole rivelano un’impostazione magica più che razionale; complesse strutture decorate creano reti dal profondo valore spirituale nell’antica steppa eurasiatica; finanche, nella grande maggioranza degli occidentali di oggi permangono sistemi di credenza e di pratica assai più vicini alla magia che alla scienza. Ma che cos’è la magia, quella vera, lasciando da parte l’illusionismo, l’inganno o le accuse strumentali di stregoneria? Come si innestano l’uno sull’altro il pensiero magico e quello religioso, e come interagiscono questi con il pensiero scientifico? Se abbandonassimo la pretesa contrapposizione tra queste categorie, cosa ci potrebbe dire dell’umanità questa tripla elica di magia, religione e scienza? Cosa potremmo imparare dal pensiero magico, che è una pratica di manipolazione di energie sconosciute, una mentalità che ricerca le consonanze tra le varie espressioni del mondo, tra l’uomo stesso e il mondo, e perfino una visione responsabilizzante di radicale appartenenza dell’uomo al mondo?

Dal titolo, il lettore potrebbe farsi l’idea di un libro che tratti di trucchi, truffe, strane pratiche di cui ridere o di isolati retaggi di credulità ormai superata. L’originale approccio di questo saggio, invece, è di prendere la magia sul serio: nei suoi profondi significati antropologici e in ciò che ha da insegnare al pensiero odierno. Chris Gosden è archeologo e, difatti, gran parte del volume è dedicata a un appassionato resoconto della ricchezza filosofica e materiale di un mondo antico, che l’archeologia restituisce al presente. I capitoli di questa storia, organizzati sia per macroaree geografiche sia per successione temporale di epoche, ci presentano una moltitudine di pratiche e concezioni magiche appartenenti agli Sciti della steppa, agli indigeni australiani, alle tribù europee del paleolitico come anche ai nuovi gruppi spiritualisti dell’Europa moderna. In questa grande carrellata, purtroppo, importanti dettagli vanno necessariamente a perdersi e risulta oscuro, a volte, il nesso tra i reperti mostrati in foto e le filosofie descritte. Nonostante questo, il libro non guadagna la facilità e il fascino dei bei saggi divulgativi: la lettura faticosa delle lunghe descrizioni non è remunerata da precisione tecnica o ricchezza di dettagli, né altrimenti da un’esposizione chiara ed estesa della concezione di magia che l’autore propone, concezione interessantissima di una partecipazione reciproca tra uomo e mondo.