
Adam Smith, Thomas Robert Malthus, David Ricardo, Karl Marx, Maynard Keynes, ma anche John Stuart Mill, Jean Charles de Sismondi, Henry Charles Carey e tantissimi altri. Chi sono questi individui che il linguaggio moderno chiama a volte economisti e altre volte filosofi? Qual è stato e qual è ancora il loro contributo all’assetto economico e, di conseguenza, politico delle nazioni? Dall’importanza dello scambio sin dall’età classica fino alla finanza creativa degli ultimi anni, passando per la mano invisibile di matrice liberista e le teorie economiche marxiste, che hanno ottenuto grande diffusione soprattutto a livello di pensiero in tutta Europa. E in più l’annoso dibattito tra stato interventista e stato coinvolto il meno possibile nelle questioni riguardanti il mercato, con tutte le implicazioni concernenti welfare e privatizzazioni più o meno selvagge. Un viaggio affascinante, fatto da protagonisti e comprimari, che continuerà ad andare avanti finchè esisterà il mondo e che parte da molto lontano, da molto prima che esistessero le borse, le banche e persino la moneta…
John Kenneth Galbraith non ha certo bisogno di presentazioni. Universalmente riconosciuto come uno degli economisti più influenti del suo tempo, ha pubblicato diversi saggi illuminanti tra cui si ricordano Il grande crollo, nel quale indaga le ragioni che portarono alla grande crisi del 1929 e, soprattutto, Il nuovo stato industriale, in cui mette in evidenza lo stretto rapporto tra scienza economica e sociologia. In questo Storia dell’economia, l’autore predilige un approccio didattico e schematico, cercando di far appassionare il più possibile il lettore al quale consiglio spassionatamente di non essere totalmente digiuno di questi argomenti, a rischio di trovarsi spaesato. Al di là della complessità delle tematiche affrontate, Galbraith si sforza di risultare chiaro e lineare, non lesinando aneddoti e cercando di semplificare, nei limiti di una trattazione comunque completa, concetti articolati come, ad esempio, la politica monetaria. L’intento divulgativo è lodevole e il livello della trattazione è molto alto e consente a chiunque, a patto di farsi una piccola infarinatura generale, di entrare in un mondo che troppo spesso, un po’ per pregiudizio, un po’ per la sua intrinseca complessità, sembra essere appannaggio esclusivo di presunti superesperti e polverosi professoroni.