
La storia la racconta una conchiglia ad un bambino. Parla della comunità delle balene che osserva l’uomo da lontano. Non rischia più di avvicinarsi troppo, da quando ha scoperto che è un animale strano che non solo le uccide per illuminare il proprio mondo di notte, ma con strane bocche di fuoco uccide anche i propri simili. Eppure c’è grande rispetto tra individui all’interno della comunità delle balene, non soltanto nei confronti degli esemplari più anziani e più saggi ma anche delle mamme che allattano i più piccoli e di tutti coloro che a vario titolo sono in difficoltà. Non sono tutte uguali le balene, si differenziano per colore (quella bianca color della luna è la più speciale), per dimensioni (ce ne sono di grandissime), per età (ce ne sono di vecchissime) e poi alcune emettono uno schiocco in grado di impaurire le proprie prede, altre cantano, ma le loro canzoni possono essere anche di dolore e di lutto. Si spostano per guardarsi occhio nell’occhio, riuscendo a dirsi molto di più di quanto fanno gli uomini con le parole. Soprattutto riescono a vedere in quell’occhio pericoli ed esperienze, facendone tesoro. Non tutti gli uomini sono uguali, però, perché ci sono anche i “lafkenche”, la cosiddetta “Gente di Mare”, quella che è contenta di vedere delfini e balene e li accoglie con gioia, tanto da essere ricambiati nell’affetto dagli stessi animali che si mostrano in salti gioiosi fuori dall’acqua e prodezze dai mille spruzzi. La Gente di Mare li mette in guardia nei confronti dei balenieri, sempre più numerosi e che provengono dal mondo dell’ingratitudine e dell’avidità…
Con le favole si raccontano non solo storie affascinanti, ma si tenta di insegnare qualcosa e Luis Sepúlveda lo ha sempre fatto, parlando ai più piccoli per raggiungere anche i più grandi. E in questa occasione più che mai il suo punto di vista o meglio il richiamo all’attenzione dei suoi lettori è indirizzato con molta chiarezza. Da sempre il fascino delle sue storie è legato al mondo animale, anche se questa volta, nonostante le sollecitazioni al rispetto, alla condivisione, all’amore per la fauna marina, con l’osservazione specifica di una comunità animale che convive supportandosi e aiutandosi sempre, sembra quasi una storia sottotono rispetto a tutte le altre. Sarà perché lascia l’amaro in bocca, una sorta di vergogna per quello che i nostri simili sono in grado di fare anche oggi, destinando alcune specie alla sparizione, ma è anche violenta sia per la parte dei balenieri, sia per la reazione rabbiosa della balena bianca che, superato il disincanto e la curiosità iniziali, man mano che vede i suoi simili morire sotto i colpi degli arpioni e per mano dell’uomo, decide di vendicarsi e anzi, vive i suoi ultimi anni proprio animata dalla vendetta. Nel suo corpo gigantesco arpioni su arpioni sono la testimonianza di una cattiveria dell’uomo che si è accanita sulla balena bianca, senza però esiti. Ci sono dei tratti affascinanti legati al popolo della Gente di Mare e alle sue tradizioni e soprattutto alla delicatezza degli animali, a quel loro guardarsi dentro un occhio per mostrare ai propri simili il bello e il brutto della vita in fondo al mare.