
Mi chiamo Mario. Ma tutti mi conoscono come Super Mario. Sono nato trentatré anni fa, già con i baffi e il mio abbigliamento rosso-blu. È incredibile quanto io sia rimasto nei cuori delle persone nonostante dopo di me il mondo dei videogiochi si sia popolato di personaggi e ambientazioni che non hanno più nulla a che vedere con il mio mondo fatto di stelline, funghetti e tartarughine. Che si racconti di viaggi interstellari, di vampiri, di serial killer sparatutto, di trip mentali senza capo né coda, di scopate galattiche, di angeli o demoni, di nuovi supereroi o vecchie leggende, di tamagotchi spenti per sempre e che si sia a Londra, Berlino oppure in Messico, state pur certi che in quelle storie ci siamo anch’io, Pacman, Bub e Bob…
Chi è stato bambino e ragazzo nel ventennio che va dai primi anni ’70 fino alla fine degli anni ’80 ha avuto la fortuna di vivere, più o meno consapevolmente, quello straordinario sviluppo tecnologico che l’ha portato a giocare prima con il ping pong dell’Atari e poi con i deliziosi giochi del Commodore 64 fino ad avventure più elaborate, sportive e spaziali, dell’Amiga 500 e la Nintendo. L’avvento dei cellulari e la diffusione di Internet hanno poi cambiato per sempre la concezione spazio-temporale delle persone e, inesorabilmente, anche i rapporti umani. Proprio dalla commistione tra l’evoluzione del videogioco e l’irruzione prepotente del virtuale nel reale nasce questa divertente antologia. Storie straordinarie per vite ordinarie è il frutto di un concorso letterario promosso alla fine del 2012 dalla casa editrice Multiplayer.it, e che raccoglie sette racconti d’autore, sedici selezionati da un’apposita giuria tecnica e dieci scelti dagli utenti dei social network. Un’antologia densa di suggestioni, dove spesso non sarà facile deframmentare le decine di immagini impazzite, spesso insensate. Gli autori – ognuno con una personale originalità – scandagliano quella zona di intersezione tra due universi intercambiabili. Il termine realtà virtuale si sveste così di ogni ambiguità e da ossimoro diventa sinonimia.