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Stradario aggiornato di tutti i miei baci

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È nata in mezzo al Tevere, tra le due anse che abbracciano l’Isola Tiberina. È nata negli anni in cui i negozi dei giocattoli avevano le insegne colorate a caratteri cubitali; la macchina del momento era la Simca bianca e il fiume tendeva a sbiondire, a causa delle schiume industriali tipiche del periodo post-boom. A poco meno di cinque anni, ha capito che sapeva leggere: si trovava nel bagno di casa, appoggiata al bordo della vasca da bagno scheggiata agli orli. Ha guardato una busta di plastica appoggiata sopra la lavatrice e, senza fatica, ha letto la scritta riportata “Calzature Altobelli”. L’ha fatto con la stessa naturalezza con cui, una ventina d’anni più tardi, avrebbe letto Nietzsche. Un astrologo, interpellato per cercare di scoprire la causa della piega negativa presa da tutti i suoi amori, le ha detto che al momento della sua nascita Urano era in Scorpione nella settima casa, con Marte isolato in Leone. Quella non congiuntura armonica di un pianeta cianotico come Urano con Marte le ha inondato il sangue di una sorta di malfunzionamento. Il suo ombelico, d’altra parte, è rimasto sganciato da tutti i pianeti. Ecco perché lei è sempre stata fuori orbita. Un anno, prima dell’estate, le api le invadono casa. La prima, che sosta appoggiata a un vetro, scopre un buco per passare e in un attimo se la trova davanti. Non ne prova paura, all’inizio. Ma poi ricorda che un’allergia da api diagnosticata ai tempi della scuola le ha da sempre imposto di avere con sé una scorta di pasticche di cortisone e di fiale di adrenalina. Inoltre, da sempre le sono stati interdetti parchi, giardini, laghi, frutteti, pinete e boschi. Allora cerca di afferrare, al rallentatore, un bicchiere di plastica trasparente e blocca l’ape addosso al vetro su cui s’è posata. Poi fa passare un foglio di carta sotto l’orlo del bicchiere, lo stacca dal vetro e, tenendo attaccato il foglio con l’aiuto dell’altra mano, conduce fuori l’ape imprigionata…

Una donna affetta da “randagismo sentimentale e dongiovannesco” che si confronta con il genere maschile e ne rimane ogni volta delusa. Una trentenne che non tollera i rumori, non sopporta il degrado in cui versa la sua città – Roma - e non digerisce tutto ciò che è dozzinale, a partire dai profumi. La protagonista dell’ultimo romanzo di Daniela Ranieri - penna de “Il fatto quotidiano”, per il quale si occupa di politica e cultura - si fa portavoce di un trattato sulla difficoltà di stare al mondo e di essere allineati con le sue leggi. Non si tratta di un’autobiografia. O meglio, come sottolinea l’autrice a conclusione del romanzo, riportando un’affermazione di Italo Svevo in merito alla Coscienza di Zeno “È un’autobiografia, ma non la mia”. Quello che la Ranieri offre al lettore è un campionario di situazioni che raccontano un universo costituito da chi è scomodo in qualsiasi situazione, da chi non si trova a proprio agio nell’amore, quello che passa e lascia dietro di sé tragicità e desolazione. Una donna, in un continuo dialogo, ironico e tragico, con se stessa e con il mondo che la circonda - Roma, con la sua summa di disguidi terrestri e la differenza tangibile, narrata con realismo, tra il suo centro e la periferia - mostra le proprie ossessioni e le nevrosi di un corpo che si fa deposito di ipocondrie e ferite dell’animo. La vita quotidiana e la piaga della pandemia sono solo due degli elementi della narrazione, che analizza in special modo le relazioni amorose in molte delle sue accezioni: il flirt e il nichilismo che nasconde, l’idealizzazione, il desiderio non corrisposto, la noia, l’ossessione, la devozione. Uno stile singolare e di non immediato impatto, ricco di cenni letterari e fuso con echi gaddiani e con un’ironia di fondo, capace di emergere in potenza nella sua tragicità. Un uso della lingua che non concede sconti ed è in grado di nominare ogni cosa con la stessa potenza con cui riesce a distruggerne l’essenza. Una lettura complessa, capace di mostrare con rara maestria un campionario di esseri umani - uomini, nello specifico - divertenti e desolanti insieme. Un trattato di “disastrologia” - come l’ha definito la Ranieri stessa- che rompe gli schemi e si fa lettura potente e necessaria.