Salta al contenuto principale

Strage

Strage

Bologna. 2 agosto 1980. Due giorni prima sono arrivati in città lo scienziato Ansaldo Falcione in aereo, la minuta affascinante avventurosa ragazza Claudia Patroni in moto e Jules Quicher in treno. Non si conoscono, né si sono mai incontrati, risultano però destinati a incrociare le loro esistenze nel corso di avvenimenti che sconvolgeranno la vita italiana (e non solo). Jules, viso largo e irregolare, capelli castani e lunghi, corpo massiccio (somigliante a Depardieu), è un ex agente dei servizi di sicurezza in Francia, ora libero professionista, cittadino svizzero abitante a Berna, si chiama in realtà Riccardo Gentilini. Ha prenotato al Carlton, pensa a un soggiorno di brevissima durata. Falcione pernotterà al Milano Excelsior, nella piccola borsa da viaggio ha nascosto un piccolo selezionatore d’impulsi nato dalle sue ricerche nel campo dell’elettronica applicata all’archeologia. Sotto il pianale della traballante Due cavalli di Patroni vi sono due Kalashnikov nuovi di fabbrica, lei è diretta in uno stanzone collettivo del vecchio fabbricato occupato abusivamente da un gruppo di studenti contestatori. Ognuno dei tre prende i suoi contatti: Patroni attende Daniele Turri, col quale ha una storia pur non vedendolo da aprile quando era partito per raggiungere i compagni rifugiati a Parigi perché inquisiti dalla magistratura per i fatti del ’77; Falcione, favorito dal Corpo diplomatico, incontra il dottor Rigolari, Gran maestro venerabile, isterico e molto interessato allo strumento; Jules vede frate Coursin della Compagnia dei Laurentiani, una strana congrega di monaci non contemplata tra gli ordini ufficialmente riconosciuti dalla Chiesa...

Alle 10.25 del 2 agosto arrivano l’esplosione e la strage della stazione centrale di Bologna, 85 persone uccise (di cui 76 italiane), almeno 200 ferite, il più grave atto terroristico avvenuto nel nostro paese dal dopoguerra a oggi. La verità sui mandanti della strage è stata a lungo incerta. La narrativa ci ha consentito di capire molto e la vicenda del bel plausibile libro di Loriano Macchiavelli (Bologna, 1934) è quasi un romanzo. Il “romanzo” Strage uscì a metà 1990 a firma di Jules Quicher, esperto di problemi di sicurezza in una multinazionale svizzera, cinquantenne poliglotta sposato con tre figli, già autore l’anno prima di Funerale dopo Ustica, sempre per Rizzoli e con lo stesso pseudonimo (“per vivere in pace”). Rimase in libreria pochi giorni, dal 28 maggio al 3 giugno. Fu sequestrato, le copie ritirate; così si scoprì il vero nome dello scrittore, con una biografia diversa e due lingue all’attivo (italiano e dialetto montanaro). Loriano Macchiavelli fu assolto dal tribunale a fine 1991. Il romanzo tornò in libreria nel trentennale del 2010 con due note, l’autore e Libero Mancuso, la stessa versione che esce poi di nuovo nel quarantennale del 2020 (con nuova copertina, l’orologio di una stazione con l’orario della strage). Chi finora se l’è perso dovrebbe proprio colmare la lacuna. Il maestro Macchiavelli lo merita in tutti i sensi. La narrazione è in terza persona varia, i primi tre protagonisti, il loro incontro, più o meno a distanza, poi molti altri personaggi, generali della Sturla e criminali della Magliana, assistenti e comprimari. La prima parte del volume si chiude nei momenti immediatamente successivi al tragico riuscito attentato. La seconda parte va indietro nel tempo, si apre a Palermo il 10 giugno 1970, “preparando la strage”. La terza parte recupera i protagonisti “dopo la strage”, trame oscure, tradimenti tenaci e violente uccisioni continuano. La quarta parte è dedicata alle “indagini”, ufficiali e ufficiose, più o meno depistanti. La quinta ai “finali”. Il romanzo è magnifico, secco, documentato, gentilmente crudele, denso di dinamiche sociali e colpi di scena. Intuizioni, deduzioni, abduzioni la fanno da padrone, fiction o non fiction che sia. Come forse noto, la giustizia ha avuto un suo corso: come esecutori materiali sono stati individuati dalla magistratura alcuni militanti di estrema destra, appartenenti ai Nuclei Armati Rivoluzionari, tra cui Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. A lungo gli ipotetici mandanti sono rimasti sconosciuti, sebbene fossero rilevati collegamenti con la criminalità organizzata e i servizi segreti deviati, infine a inizio 2020 è stato certificato il coinvolgimento di Licio Gelli.