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Sul fondo sta Berlino

Sul fondo sta Berlino

Su un aereo per Berlino ci sono molte persone. Tra di esse, due passeggeri in particolare, Said e Felice. Said è un ragazzo che sta trasportando trentasei ovuli di coca all’interno del suo intestino e non vede l’ora di atterrare, perché deve davvero andare in bagno. Che poi in realtà di ovuli ce ne sarebbero dovuti essere quaranta, ma Momò probabilmente si è sbagliato a impacchettarli, quindi Said ha dovuto per forza di cose buttarne quattro. Tanto Nunzio e Carmine, i due spacciatori che lo attendono all’aeroporto, non se la prenderanno mica. Felice è invece un project manager di successo, “sistemato” con moglie e due figli, che sta volando per un viaggio di lavoro. Così almeno è quello che crede la sua Melania. In realtà Felice è nella merda: si è preso un’amante – la giovane stagista francese Sophie – e l’ha messa incinta, facendole credere che ci possa essere chissà quale futuro per la loro relazione. Però un futuro non c’è, e Felice non è in grado nemmeno di affrontare il presente, così ha deciso semplicemente di fuggire, lasciando che in qualche modo le cose si sistemino da sole. Poi l’aereo atterra, e i due passeggeri si separano...

“Il punto di partenza di tutte le storie che scrivo sono i personaggi. Gli eventi e le disgrazie ai quali li sottopongo sono un pretesto per raccontarne pregi e difetti e provare a mettere sullo sfondo un particolare contesto o momento storico. Le due colonne attorno a cui è cresciuta la storia sono Said e Felice. Le loro ‘vite parallele’ erano un modo di raccontare come, secondo me, il muro che separa gli esseri umani non è etnico, religioso o linguistico, ma di classe”. Napoletano stanziato a Berlino, Sirio Lubreto – già autore de Il primo giorno della tartaruga – presenta in questa maniera Said e Felice e, conseguentemente, Sul fondo sta Berlino, che è la loro storia. Una storia tripartita, la cui prima parte sembra concludersi circolarmente, salvo poi essere completamente divelta dalla seconda e infine rimessa insieme (sapientemente) dalla terza. È un romanzo, appunto, il cui contesto – la seconda decade degli anni Duemila – è stato voluto rappresentare tramite l’Isis e i fenomeni migratori da un lato, ma anche e soprattutto da quello che incarnano Said e Felice dall’altro. Il primo: un immigrato di seconda generazione, parla fluentemente l’italiano e pensa da italiano, ma che è inevitabilmente definito dal suo nome e dalle sue origini. Il secondo: un padre di famiglia, vuoto e insensibile, baciato dalla vita e dalla fortuna, simbolo della vittoria del capitalismo come movimento economico, sociale e culturale. Sullo sfondo poi sta per l’appunto Berlino: “(...) è un tessuto urbano e sociale unico e straordinario. È un agglomerato distrutto, ricostruito e trasformato più volte negli ultimi cento anni e sembra vivere una vita autonoma quasi indipendente dagli individui che lo compongono”. Leggendo Sul fondo sta Berlino c’è la possibilità di perdersi tra una squallida Kneipe e il gentrificato Kreuzberg, ma soprattutto c’è la possibilità di godersi una bella storia.