Salta al contenuto principale

Sulla follia ebraica

Sulla follia ebraica

Quello dell’ebreo è un desolante circolo vizioso da cui rischia di non uscire. Nel corso della storia il popolo di David è stato accusato di tutto, di deicidio, di perversione, di avidità, di complottismo, di follia, colpe che hanno finito per segnarlo nel profondo. Come avviene per la filosofa Sarah Kofman che non riesce a liberarsi dell’effetto Auschwitz. Sente il bisogno di scrivere le sue memorie, del padre bruciato nei forni crematori, di lei scampata al lager perché affidata a una “mamma adottiva”, cattolica e antisemita. Ma si rende presto conto che la scrittura non potrà liberarla dal dolore di essere stata scelta a vivere e di essersi dovuta dividere nell’amore contraddittorio per due diverse madri. Se si è ebreo e per giunta omosessuale non si ha nemmeno il diritto di esistere. È quanto pensa il giovane brillante pensatore Otto Weininger. A seguito delle sofferenze provate per gli abusi sessuali del padre e gli indifferenti silenzi della madre, del rifiuto del grande Freud delle sue teorie innovative per una psicologia pragmatica, arriva alla conclusione che la vera genialità sia il suicidio, con cui mettere fine alla miseria della vita e alla condizione di “spregevole ebreo”. Un destino analogo a quello di Daniel Burros che, per quanto cerchi in ogni modo di annullare le proprie origini ebraiche - sarà antisemita radicale, nazista, intellettuale del Ku Klux Klan - si uccide perché cancellare la propria identità non è possibile...

Pervertiti, incestuosi, falsi, avari, empi. Sono gli ebrei che emergono dai nove ritratti di Sulla follia ebraica. Ma l’intenzione di Jacques Fux non è delineare un quadro negativo e distruttivo della persona semita, al contrario da una parte mette in guardia su come le accuse lanciate contro i figli d’Israele siano solo vergognose fantasie, dall’altra gioca sul paradosso di un’etnia che ha finito per identificarsi con le colpe addossatele sulla pelle nel corso dei secoli. In queste brevi e snelle biografie, autentiche tranche de vie, colpisce come importanti personalità – da Weininger a Bobby Fischer – abbiano abbracciato un violento ed estremo antisemitismo, venendo a odiare la propria gente e addirittura, nel caso di Burros, a esaltare la politica hitleriana. L’essere un popolo senza patria, disperso per il mondo, ha portato gli ebrei a cercare di integrarsi totalmente nei paesi di accoglienza, dimenticando spesso da dove provengono e chi sono stati i loro antenati e accettando di coincidere con l’immagine distorta che di essi ha prodotto l’Occidente cristiano. E questa, a ben vedere, è, secondo Fux, la vera pazzia dei discendenti di David e Salomone.