
Da quando la capitana della squadra antidroga della polizia giudiziaria di Parigi Noémie Chastain è stata sfigurata da un colpo di fucile sparatole in pieno viso durante un blitz, il suo volto è diventato un monito inquietante sui rischi del mestiere e la sua presenza, quindi, è tutt’altro che positiva, specie quando si tratta di sollevare il morale ai colleghi. Sarebbe bene trasferirla, apparentemente per darle il tempo di rimettersi in sesto, ma in realtà per far sì che se ne stia sufficientemente lontano dagli sguardi dei colleghi fino a decidere, magari, di ritirarsi dal servizio. Dopo un iniziale e comprensibile momento di sfiducia - al quale ha contribuito anche l’atteggiamento di Adriel, suo collega di lavoro e compagno di vita, che non ha avuto il coraggio di accettare la “nuova versione” della sua donna e l’ha lasciata senza avere il coraggio di dirglielo di persona - Noémie ha ritrovato una parte di quella grinta che l’ha sempre caratterizzata e ha chiesto di poter riprendere il proprio servizio. Ne ha parlato anche con Melchior, lo psichiatra che la segue nel suo percorso di riabilitazione. È a lui che ha confidato che Noémie non esiste più. Ora lei è No, la parte di un tutto che non tornerà più. Si tratta tuttavia di una parte viva, tangibile, pulsante. Una parte che serviva la sua patria, era una poliziotta e vuole continuare ad esserlo. Ecco perché viene spedita, con il suo carico di angosce e bagagli, ad Avalone, nell’Aveyron, località sperduta in cui - da sempre - non accade nulla. Unica nota positiva è il tenente Romain Valant, che, una volta superato con poche battute l’impatto iniziale, instaura con la collega un rapporto improntato a una fiducia reciproca che è un balsamo sulle cicatrici di Noémie. La lentezza dei giorni nella cittadina sonnolenta viene all’improvviso spezzata dal ritrovamento, nelle acque del lago, di un fusto di plastica contenente un cadavere. È un ragazzino, morto da anni. Probabilmente, si tratta di un delitto…
Ironia, rapidità nella scrittura, genialità e un tocco di sensibilità che non diventa mai eccessiva fanno dell’ultimo romanzo di Olivier Norek - giallista francese che per diciotto anni ha prestato servizio, fino a raggiungere il grado di capitano, presso il dipartimento di polizia del distretto di Seine Saint-Denis - un testo imperdibile. Si tratta di una vicenda in cui, sin dall’inizio, ciò che domina sono gli opposti: tra il presente e il passato della protagonista, segnato da un evento traumatico in seguito al quale nulla sarà più come prima; tra tutto ciò che è visibile e ciò che invece si trova sotto la superficie ed è, quindi, sommerso; tra il tempo consumato in una realtà come quella di Parigi e quello più dilatato e calmo, ma solo in apparenza, della zona di Avalon, dove la storia si snoda. L’opposto che domina su tutti, tuttavia, riguarda la protagonista che, abbandonati i panni di Noémie, diventa No - se ne scopre la ragione nelle prime pagine del romanzo - ed è morta per metà. Diventata un peso, e a volte un monito troppo pesante da sopportare per i colleghi quotidianamente esposti al rischio di fare la sua stessa fine, non resta che allontanarla da Parigi e relegarla in una zona remota in cui- questo è quanto sperano i superiori- ogni residua traccia della grinta che l’ha sempre caratterizzata si annulli e l’unica cosa da fare per la capitana sia rassegnare le dimissioni. Ma No non è una qualsiasi, lei sa rovistare nel fango - e nel fondo di un lago - e riportare alla luce tutto ciò che occorre per portare chiarezza, dentro di sé e nelle situazioni contingenti contro le quali è chiamata a confrontarsi nel corso di un’indagine condotta in maniera perfetta, e studiata dall’autore con la medesima attenzione a ogni minimo particolare. Mentre la protagonista, quindi, si riappropria di sé e impara ad abitare il suo nuovo aspetto, ciascuno dei personaggi coinvolti nella vicenda è chiamato a fare i conti con i propri segreti e i propri demoni, perché nulla può rimanere sepolto per sempre. Una storia appassionante, una scrittura potente per un romanzo che ha lo stesso effetto del miele per l’orso: è irresistibile.
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