
Dublino, 1974. Iris muore, lasciando il marito Bob con i figli Norman e Paul. Paul ha 14 anni, Norman qualcuno in più. Tre maschi lasciati soli ad arrangiarsi, a vivere con l’ombra di una donna forte della quale è vietato pronunciare anche il nome. I rapporti già tesi tra Bob e Paul si acuiscono, cresce il bisogno di affetto di un ragazzino che ha sempre cercato l’attenzione di suo padre che invece è sempre stato distratto da altro: il golf, le chiacchiere e la musica. Bob ha un’enorme passione per la musica lirica, è anche un bravo tenore. Forse è da lui che il figlio minore assorbe l’interesse verso la musica: ha sempre un sacco di melodie in testa ma non butta mai giù niente, si limita ad ascoltare i Ramones e gli altri gruppi famosi di quegli anni. Sua madre, prima di morire, lo ha fatto trasferire in un’altra scuola, la Mount Temple Comprehensive School: “una scuola sperimentale aconfessionale con classi miste, una rarità nell’Irlanda conservatrice dell’epoca”, un ambiente che lo solleva e lo aiuta a guarire dalla ferita dolorosa della scomparsa della madre. A questo si aggiunge la chitarra che Norman gli regala e sulla quale Paul inizia a strimpellare qualche melodia, scricchiolante e imprecisa: ma è un inizio. La Mount Temple è per Paul una tappa fondamentale: qui incontra Alison Stewart che diventerà più tardi sua moglie e rispondendo ad un annuncio affisso in bacheca (“Batterista cerca altri musicisti per formare un gruppo”) comincia seriamente a voler fare musica. In molti rispondono all’annuncio e si ritrovano nella cucina di Larry, il batterista; tra gli altri ci sono David Evans e Adam Clayton...
“How long, how long must we sing this song” è il mantra di Sunday Bloody Sunday, la canzone che ha evitato lo scioglimento repentino degli U2. Scrive Bono: “malgrado il successo dell’October Tour in Europa e in America, continuavamo a chiederci se gli U2 avessero qualcosa di utile da offrire al mondo”. Dopo il secondo album October il gruppo si prende una pausa per trovare una soluzione a quel dubbio; Bono sposa Alison (Ali) e, mentre si godono il viaggio di nozze in Giamaica, a Dublino Edge abbozza quella canzone che diventerà una hit storica e salverà il gruppo; non una canzone ribelle come Bono dal concerto a Red Rocks in poi ripeterà spesso, ma il modo con cui The Edge, d’accordo con gli altri, aveva intenzione di parlare dei “Troubles” che stavano insanguinando l’Irlanda del Nord con le azioni dell’IRA. Il titolo si riferisce alla carica della polizia durante una manifestazione a Derry (Irlanda del Nord) a fine gennaio 1972 che costò la vita a 14 persone. Ogni capitolo reca il titolo di una canzone da cui Bono prende spunto per raccontare la storia di 40 anni di storia degli U2: dal leggendario annuncio che Larry Mullen pubblicò nella bacheca della Mount Temple School ai primi concerti con quattro gatti, dal primo soffertissimo contratto discografico all’essere diventati rockstar planetarie, passando per vicende personali come la morte della madre, il difficile rapporto col padre, e il suo delicato intervento al cuore, il suo brutto carattere, la dipendenza dalla droga di Adam Clayton, senza sconti o edulcoranti. Ma Paul Hewson (questo il vero nome di Bono) non è solo il frontman di una band che ha fatto la storia del rock, è anche molto attivo nell’impegno civile e umanitario, ha cofondato One Campaign, associazione no profit per la lotta alla povertà nei paesi in via di sviluppo, si è battuto per la cancellazione del debito dei paesi poveri e per convincere i governi ad affrontare in maniera più fattiva la lotta all’AIDS, ha parlato con Gorbaĉëv nella cucina del suo appartamento a New York, con Nelson Mandela. Il libro, che contiene schizzi disegnati dallo stesso Bono con l’intento di tratteggiare graficamente i titoli dei capitoli/canzoni, è corposo sia come densità di notizie sia come dimensioni, è ben scritto, scorre che è un piacere tra aneddoti divertenti e spaccati dei lati caratteriali dei componenti, diversi ma amalgamati. Consigliato, non solo da fan (io non ho resistito).