
Chittagong, Bangladesh 1970: Honufa sente che sta per arrivare una terribile tempesta. Sa che potrebbe portarle via tutto, il marito Jamir al largo sul mare, la capanna, la capra sulla collina. L’unica cosa da fare è mettere in salvo il suo piccolo bambino portandolo dallo zamindar del villaggio. Washington 2004: Shar è disperato, tra due mesi il suo permesso di soggiorno scadrà. Deve assolutamente trovare un lavoro per ottenere la green card, altrimenti sarà obbligato a ritornare a Dacca e a separarsi dalla figlia Anna di nove anni. Calcutta 1946: la situazione politica è bollente, i mussulmani vogliono creare un proprio Stato nel Bengala Orientale per non sottostare agli indù. Rahim è dubbioso se restare in India, dove potrebbe diventare direttore generale della Britannia Biscuits, o se trasferirsi a est. Birmania Centrale 1942: Ichiro si sveglia in un ospedale con una benda sugli occhi. Il suo aereo è stato abbattuto e ora si trova nelle mani degli inglesi. Ha un’unica scelta, il suicidio, per il codice d’onore giapponese più rispettabile della prigionia. Ma a vegliare su di lui vi è la dottoressa Claire Drake, che lo salva dal cianuro e lo aiuta a fuggire. Esistenze diverse che si intrecceranno nel corso degli anni…
Arif Anwar all’esordio letterario costruisce un’opera di ampio respiro che si sviluppa lungo due direttive: il tempo misto, caratterizzato da un continuo passaggio dal passato al presente, e la poetica dell’incrocio, attraverso il quale i diversi protagonisti si sfiorano, si incontrano finendo, come nella magistrale trilogia Trois couleurs di Krzysztof Kieślowski, per essere, magari senza saperlo, legati gli uni agli altri. Tempesta è un romanzo d’amore capace, grazie alla sovrapposizione dei piani cronologici, di parlare di temi classici, la contrapposizione Occidente-Oriente, e temi molto attuali, dall’immigrazione all’importanza della diversità, fino allo scontro tra India e Pakistan dietro il quale si intravede quello, più ampio, di natura religiosa. Piuttosto che sfruttare la potenzialità critica del discorso storico, lo scrittore bengalese preferisce virare verso un sentimentalismo romantico convenzionale, che smorza il realismo del plot, rendendo alcuni passaggi, come la liberazione di Ichiro da parte di Claire, poco credibili. Peccato, perché Anwar mostra di possedere il senso del racconto e di sapere mantenere la giusta tensione narrativa.