
È la vigilia di Natale, nel paesello siculo appoggiato davanti al mare. Odore di cucina, pietanze abbondanti, luci accese, persone chiassose che si riuniscono intorno a tavole imbandite. Agata, la tabbacchera, la sindaca, cerca di sfuggire a tutta questa allegria, troppo scuro il suo cuore che ancora sente la nostalgia del marito morto. Un altro amore, ancora timido, l’ha lasciata troppo presto, il maresciallo dei Carabinieri che si è trasferito di nuovo al Nord. Meglio il silenzio della solitudine e una mozzarella solitaria come lei. In un altro angolo di quello stesso paesello, una ragazzina poco più che ragazzina mette al mondo una creatura in un vicolo. È sola, sporca, affamata, spaventata. Sa solo che vuole salvare quella vita innocente che con lei non può avere futuro: quale scelta più saggia che lasciarla davanti alla casa del parroco? La salverà, è certo. E così, nella vigilia silenziosa e buia della sindaca, piomba Don Bruno, con questa neonata tra le braccia, e subito le luci si accendono e una piccola comunità si organizza all’istante per garantirle calore, nutrimento, protezione e un nome. Luce, così decidono di chiamarla, e per Agata improvvisamente quella bambina abbandonata sembra il balsamo di ogni dolore. Eppure è un sollievo effimero, la trovatella va denunciata alle autorità e non sta scritto da nessuna parte che potrà restare con lei. E poi, ulteriore prodigio! Improvvisamente la giovane mamma viene sorpresa in una casa mentre tenta di mettere insieme pezzi di sé e della sua giovane ma pesantissima esistenza…
Anche senza il nome in copertina, già dalle prime pagine si riconosce la firma stilistica dell’autrice: ambientazione siciliana, cura speciale per i personaggi femminili e poi le presenze. Voci, spiriti, fantasmi dolci o spaventosi si presentano nella storia come personaggi veri e propri, visibili (come si addice a un fantasma) solo a qualcuno che ne subisce, nel bene e nel male, l’influsso. Il romanzo segue la storia di personaggi già noti da L’Amurusanza, che vivono ora una nuova straordinaria avventura personale, affettiva, politica che ne segna la maturazione personale e collettiva, come comunità. Come nel romanzo precedente, la vicenda personale si intreccia a quella sociale, nello scontro doloroso tra la malapolitica, la corruzione, la mafia e l’amore per la giustizia, la trasparenza, il buon governo. È Agata a rappresentare il bene, a incarnare una Sicilia sana e volitiva, contro i nemici di sempre che, anche simbolicamente, sono rappresentati dallo spirito del defunto sindaco. Intorno a lei, amici laboriosi, generosi e impegnati fanno da contrappunto corale alla vicenda sentimentale tutta personale della protagonista. Così, la storia ambientata in un granello di mondo diventa l’emblema dell’eterno conflitto che agita la terra di Sicilia, raccontata con quel misto di italiano e siciliano che catapulta immediatamente il lettore sull’isola. Una prosa a tratti dolce a tratti tambureggiante, che con un ritmo crescente accarezza temi intimi e sociali con uno stile originale e mai scontato.