
Frank Miller, l’editore, lo ha chiamato mezz’ora prima per chiedergli di raggiungerlo appena arrivato in ufficio. E Knight Underwood non sta più nella pelle per l’eccitazione. Se Miller si è scomodato all’alba per convocarlo, non può che essere per una ragione: il posto da direttore editoriale, ora che Waters è stato sollevato dall’incarico, non può che essere destinato a lui. D’altra parte, Knight quel posto se lo merita eccome. Sul lavoro, ha sempre sgobbato come un matto ed è riuscito a piazzare in casa editrice un paio di titoli di successo. È vero che qualcuno, poi, non si è dimostrato all’altezza delle aspettative, ma non importa. La poltrona da direttore deve essere sua. Knight si augura anche che le risorse umane gli abbiano trovato una nuova assistente, dal momento che, come direttore editoriale, appunto, due aiutanti sono poco più del minimo sindacale. Sull’ascensore che lo conduce al ventottesimo piano, il suo sguardo è attirato da un paio di décolleté rosse che non ha mai visto prima. Appartengono a una ragazza dai capelli lunghi e scuri. Molto carina. Quando lei gli confida che si tratta del suo primo giorno di lavoro, Knight non può credere alla fortuna che gli è capitata: l’assistente che lavorerà al suo fianco è un vero piacere per gli occhi. La accompagna nel suo ufficio, le mostra la piccola scrivania che diventerà la sua postazione di lavoro e, mentre la giovane continua a ripetere che non è stata assunta per occupare una posizione da assistente, Knight, sordo alle sue proteste, la invita a prendere confidenza con il suo nuovo ambiente e a prenotargli un tavolo per pranzo alla Russian Tea Room. Lì, durante la pausa, lei sarà sua ospite e avranno occasione di conoscersi meglio. Finalmente di fronte a Miller, Knight impiega una manciata di minuti a realizzare che la poltrona tanto ambita non sarà sua. Non ha neppure il tempo di ingoiare l’amaro boccone che il suo capo introduce colei - sì, perché di una donna si tratta - che ha osato infrangere i suoi sogni. La sorpresa si tramuta rapida in rabbia quando il giovane capisce che la nuova direttrice editoriale, quella da cui lui dovrà dipendere, per intenderci, altri non è che la proprietaria delle décolleté rosse: Victoria Wender...
Chi, a causa dei soliti pregiudizi che non sempre si ha voglia di abbattere, considera il romance e il rosa generi letterari di categoria B o C o, peggio ancora, Z, dovrebbe leggere con attenzione l’ultimo romanzo di Felicia Kingsley, nome de plume dietro il quale si nasconde un’autrice italiana che sa scrivere, sa far divertire e - altra qualità da non sottovalutare - conosce il vero significato dell’ironia. Ottima prova davvero per la Kingsley che, in uno dei migliori lavori della sua produzione, segue i canoni classici del romanzo di genere (hate to love e slow burn inclusi) per denunciare i pregiudizi ancora così prepotentemente radicati su chi si occupa di commedie romantiche, le scrive o ne è appassionato. Ambientata nel mondo dell’editoria, governato da regole ferree di mercato e fatto di professionisti che corteggiano l’autore del momento, fonte assicurata di guadagno, e agiscono con un pelo sullo stomaco spesso imbarazzante, la vicenda racconta l’incontro tra Victoria e Knight, due personalità toste e dal carattere inconciliabile, costrette a dividersi l’ufficio, nonché a contendersi la scrivania e le attenzioni dell’editore presso cui lavorano. Giocano sporco, sono scaltri e vendicativi, si detestano, ma sanno riconoscere l’uno il fascino dell’altra e, a poco a poco, imparano ad apprezzare anche le rispettive capacità intuitive e l’abilità nel far fronte alle difficoltà contingenti. Colpi di scena disseminati ad arte lungo la narrazione, uniti a un linguaggio frizzante e intriso d’umorismo rendono la lettura estremamente gradevole e scorrevole e inchiodano il lettore alla pagina. Un testo davvero divertente e molto ben congegnato, che mostra come anche un genere cosiddetto leggero sappia raccontare verità importanti e, soprattutto, sollevi anche qualche interrogativo, per il quale il lettore è invitato a trovare la risposta più condivisibile.