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Ti racconto l’Iran

Maggio 2004, volo Iran Air. Tiziana arriva per la prima volta in Iran. I passeggeri applaudono al pilota per l’atterraggio ben eseguito e tirano un sospiro di sollievo, solo lei resta intimorita e smarrita per la nuova vita che sta per iniziare a Teheran. Non è il primo cambiamento di residenza, ha girato il mondo: dal Qatar a Singapore, da Hong Kong alla giungla del Borneo. Ma l’apprensione della madre, allarmata dalle notizie che arrivano in Europa dalla terra di Soraya, la “principessa dagli occhi tristi”, hanno fatto presa nel suo inconscio: è un Paese involuto, ostico e nemico degli stranieri, che considera la donna un essere inferiore. Tiziana per non incorrere nell’ostilità degli iraniani ha coperto i capelli biondi sotto un fazzolettone da anziana contadina, indossa uno spolverino di lana abbottonato che nasconde ogni curva del corpo, il viso struccato e gli occhi bassi. Ma suda copiosamente, perché è maggio e ci sono trenta gradi. È accolta con un grande mazzo di fiori, quando stupita si guarda intorno su suggerimento del suo ospite si rende conto che l’aeroporto è pieno di stranieri, donne bellissime dai capelli colorati e a tutti vengono dati omaggi floreali. Scoprirà che l’ospitalità e cortesia sono l’essenza del popolo iraniano. Superata la paura, da esperta antropologa culturale, Tiziana inizia a osservare la nuova terra con sguardo scientifico. L’Iran contemporaneo, associato al male assoluto, che affonda le sue radici nella Persia, culla della civiltà, è un Paese in continuo fermento…

Davanti a un calice di vino bevuto con Michela Fioretti, colei che sarà la curatrice del libro, nasce in Tiziana Ciavardini l’idea di raccontare i dieci anni passati nella meravigliosa terra persiana. Ogni pagina è intrisa dell’amore profondo che la Ciavardini prova per quella terra ricca di profumi e colori, con origini storiche di grande nobiltà e una popolazione che abbonda di spiritualità e tradizioni. Scrive nella speranza di vederla un giorno risorgere all’antico splendore, capace di contrastare la corruzione e eliminare ogni forma di regime, ma c’è purtroppo ancora un “ma”, grande e pesante da accettare. Con fatica dopo l’entusiasmo positivo delle prime pagine, emerge suo malgrado la verità di fondo, che si può ritrovare anche negli articoli dei giornalisti internazionali, sebbene spesso riportino più pregiudizi e cliché che notizie, commenti di propaganda piuttosto che informazioni di cronaca. Al momento l’Iran è ancora un Paese fortissimamente ideologico, dove sono negati i diritti delle donne, degli omosessuali, la libertà di parola, di culto, dove si applica la pena di morte e la lapidazione. Il desiderio di cambiamento è forte nei giovani, grazie all’uso clandestino di internet, dei social che portano la “decadente cultura occidentale”, tanto che nel 2009 nacque spontaneo il movimento Onda verde, ma a dieci anni di distanza il paese sta vivendo il momento di maggiore rassegnazione, non si muove per paura, succube di un regime teocratico oscurantista e corrotto rispetto al quale non esiste alcuna proposta alternativa.