
La nave Nan-shan sta attraversando i mari della Cina con il suo carico di coolies che, stipati i loro averi all’interno di casse da marinaio realizzate in legno logoro e cime disfatte, si sistemano nella stiva in attesa dell’approdo nel porto di Formosa. Il capitano Tom MacWhirr – irlandese taciturno dalla chioma rossa e cisposa – ha il compito di condurre la Nan-shan e il suo equipaggio a destinazione: in questo l’affiancano l’ufficiale in seconda Jukes e il vecchio Solomon Rout, primo macchinista dalla gioviale espansività che, grazie alla sua esperienza di navigazione, governa perfettamente la sala motori. Mentre la nave è impegnata nella traversata, i primi dissidi caratteriali tra il capitano MacWhirr e l’ufficiale Jukes evidenziano la mancanza di capacità gestionale da parte dell’irlandese, doti che verranno subito messe alla prova dall’incombente tifone che minaccia di abbattersi sulla Nan-shan. Chi avrà la meglio in questo confronto tra le ragioni dell’uomo e la forza della natura?
Conrad: l’uomo dei binomi e delle doppie esistenze. All’anagrafe Teodor Josef Konrad – al secolo Joseph Conrad: figlio della nobiltà terriera polacca ma amante del mare tanto da entrare a far parte della marina inglese – spese metà della sua vita girovagando sulle rotte del Sud America, India e Australia, e l’altra metà raccontandole. Narratore che riscuote da subito successi di pubblico e critica, compone Tifone agli inizi del ‘900, raccogliendo in questo breve romanzo le esperienze di navigazione accumulate tra i mari d’Oriente. Libro d’avventura dai risvolti allegorici, Tifone è la riduzione ai minimi termini di un mondo fatto di capitani aristocratici, avventurieri romantici, persone umili e popoli oppressi – ciascuno rappresentato attraverso un differente personaggio all’interno della narrazione – ma è anche metafora dell’uomo e della sua condizione: solo contro le forze della natura, lotta con essa e contro se stesso per riuscire a dare luce, con le sue imprese, ad un futuro radioso per l’intera umanità.