
Per ogni cosa esistono idee già pronte. Questa è una grande comodità, non c′è dubbio, a meno che non si sia destinati a svolgere un lavoro molto importante. In questo caso, le idee già pronte, quelle che molti adulti cercano di insegnare ai bambini, entrano da un orecchio ed escono dall′altro, senza lasciare alcuna traccia del loro passaggio. È quello che accade a Tistù. Capelli biondi, occhi azzurri, guance sempre rosee e fresche, tanto che la gente non può fare a meno di baciarlo in continuazione, Tistù è un bambino felice. Vive nella grande Casa-che-splende, tirata a lucido dai domestici, e può giocare con i cavalli di proprietà di famiglia. La Signora Madre, delicata e profumata come un fiore, e il Signor Padre, molto alto e molto ben vestito, sono i suoi ricchissimi genitori. Va detto che la fortuna di famiglia è stata costruita attorno alla grande fabbrica di cannoni del Signor Padre, eredità del nonno e futura attività del giovane Tistù. Ma appunto Tistù ha qualche problema con le idee già pronte e tende a fare troppe domande. Così non stupisce che il suo ingresso a scuola si riveli un completo disastro. Che fare? Meglio istruirlo a casa. Per fortuna tra i suoi insegnanti c′è anche il giardiniere Baffone, maestro fondamentale perché il bambino scopra il suo talento: Tistù ha il pollice verde! Anzi tutti e due i pollici sono verdi, anche se non sembra a una prima occhiata. E un pollice verde, anzi due, possono essere potentissimi.
“Tistù era uno strano bambino che si rifiutava di piegarsi davanti al male sino a quando non poteva andarci a mettere i pollici” e dovunque appoggiasse le sue mani, immancabilmente, tutti i semi di tutte le piante venivano chiamati a raccolta e dopo poco crescevano e fiorivano in fretta. Nel carcere della città di Mirabello – fino a cambiarne il nome in Mirabello-Fiori -, nell′ospedale, nel quartiere povero delle catapecchie, per arrivare alle soglie della fabbrica di famiglia. Pubblicata per la prima volta nel ′68, quella di Tistù è una storia contro la guerra, scritta per essere facilmente compresa dai bambini ma non per questo meno precisa nelle argomentazioni, abilmente concretizzate nei fatti e negli snodi della trama. Maurice Druon, autore noto soprattutto per i suoi romanzi storici, ma anche personalità letteraria e politica nella Francia degli anni ′60 e ′70 , rivolge una critica aperta a un certo tipo di pensiero, perché come scrive proprio all′inizio del romanzo, è sempre meglio diffidare di certe idee, quando ci vengono fornite già pronte. “Il Signor Padre era buono, ve l′ho già detto. Era buono ed era commerciante di cannoni. A prima vista, le due cose sembrano incompatibili. Adorava suo figlio e fabbricava armi per rendere orfani i figli degli altri. Il che capita più spesso di quanto si creda.” Talvolta gli intenti didattici e morali sono un po′ scoperti, più di quanto piaccia ai lettori contemporanei. Comunque, una lettura irrinunciabile a ogni età.