
Giappone, anni Cinquanta. È in una gelida mattina di gennaio che avviene il ritrovamento: due corpi, un uomo e una donna, giacciono senza vita sulla spiaggia, uno accanto all’altro. Ma di chi si tratta e cosa è successo? Le risposte non si fanno attendere: lei si chiamava Otoki e lavorava in un ristorante ad Akasaka, lui era Sayama Ken’ichi ed era un dipendente del Ministero. Causa del decesso: cianuro per entrambi – un doppio suicidio d’amore! Il caso può dirsi quindi già chiuso, ma un dubbio continua ad affacciarsi alla mente dell’Ispettore Torigai. È tutto “troppo semplice”, le prove raccolte e le varie testimonianze portano alla medesima conclusione: ma è davvero la conclusione corretta? Nessuno sembra voler andare oltre, solo l’Ispettore Torigai non si dà per vinto, anzi porta dalla sua parte l’Ispettore aggiunto Mihara, che ha cominciato a indagare seguendo vie ufficiose. Torna sul luogo del ritrovamento, riverifica tutte le testimonianze, parla con le persone che avrebbero potuto incrociare i due giovani durante il viaggio in treno che da Tokyo li aveva portati sino al piccolo paese in cui avevano perso la vita, ricontrolla persino i biglietti del treno e gli orari ferroviari. Ed è proprio nell’intrico delle partenze e degli arrivi che trova un piccolo appiglio, un intervallo di tempo di soli quattro minuti ma dall’importanza capitale. Cosa è successo realmente in quel lasso di tempo e cosa, invece, i testimoni principali hanno creduto di vedere?
Scritto nel 1958, questo romanzo scivola sotto gli occhi del lettore senza il minimo inciampo: la prosa è scorrevole e pulita, a tratti asciutta, nulla si propone di aggiungere ai dati essenziali, unici perni dell’indagine. Ben lontani dalle odierne analisi del DNA, dai filmati delle telecamere di sicurezza, dalla Rete, qui sono solo i fatti osservati e le realtà raccontate a poter dare una risposta ai dubbi degli investigatori, complementari nella ricerca della verità attraverso un’indagine logica e intuitiva che procede a passo regolare sino a degli inaspettati colpi di scena. Ma stando al fianco degli investigatori, il lettore non viene a conoscenza solo delle vite dei protagonisti, bensì si trova egli stesso a camminare per le moderne vie di Tokyo e quelle più rurali del Kyūshū, a viaggiare in treno per il Paese, a inviare e ricevere telegrammi. Tutta la vicenda, infatti, è calata nel Giappone del Dopoguerra, con i pregi e i difetti della ricostruzione, dalla spinta verso la modernità alla corruzione e i rapporti di potere di chi può vantare una qualsiasi autorità. È proprio la realtà materiale del mondo in cui ci si trova immersi a rendere il romanzo atemporale, un classico sempre godibile e coerente in cui ogni ingranaggio funziona alla perfezione.