
Laura arriva a Tōkyō con una valigia color ciliegia, una laurea in Lettere e l’idea di trascorrerci soltanto un anno. Da allora, non è più tornata, rapita dalla lingua giapponese, così complessa e diversa dall’italiano, che pretende dedizione, amore e che dà dipendenza. Durante il viaggio dall’aeroporto di Narita alla casa della famiglia Kusama, dove avrebbe vissuto in homestay, osserva il panorama che le passa accanto oltre il finestrino del treno e inizia da subito a innamorarsi di quella città composta da tante anime diverse e capace di togliere il respiro. A casa dei Kusama scopre le tradizioni giapponesi, dalla passione per il karaoke, all’arte di coltivare le relazioni interpersonali, alle feste tradizionali del Paese, finanche alla durezza di alcune convenzioni sociali che tanto sembrano incomprensibili a chi proviene da un ambiente come quello mediterraneo. Dopo aver vissuto il primo anno come una “turista residente” tra feste, sumō e pellegrinaggi nei vari quartieri di Tōkyō, Laura decide che il suo soggiorno giapponese non è ancora arrivato al termine e chiede la possibilità alla sua famiglia di fermarsi ancora per qualche tempo. L’esplorazione della capitale diventa, ben presto, a due: insieme a Ryōsuke, un giovane proveniente dalla regione del Kanagawa, cammina per ore attraverso la metropoli per scovare le cuciture tra diversi i quartieri e scoprire dove l’uno si fonde nell’altro. Solo quando capisce di non dover fare l’errore di paragonare l’Italia al Giappone, però, comprende di avere finalmente decifrato quel Paese che la affascina tanto da decidere, infine, di farne la Casa della sua seconda vita. Dopo il matrimonio con Ryōsuke arrivano due figli, Claudio Sosuke ed Emilio Kosuke, ed è con loro che adesso Laura passeggia per le strade della città di Tōkyō esplorandone i diversi quartieri, per la precisione dodici, uno per ogni mese dell’anno…
Laura Imai Messina arriva a Tōkyō a ventitré anni e consegue un Master e un PhD in Letteratura. Da allora la capitale giapponese è diventata la sua città. Attualmente collabora con numerose riviste italiane, con il canale radiotelevisivo giapponese NHK e insegna lingua italiana nelle migliori università di Tōkyō. È anche autrice di romanzi, saggi e storie per ragazzi, oltre che di un blog dove parla di sé e della sua vita nel Paese del Sol Levante. Con questo saggio autobiografico, la Imai Messina fa scoprire una nuova Tōkyō, meno scontata della città legata alle solite immagini stereotipate di manga, anime e sushi a cui il lettore europeo è solito associarla. È una Tōkyō più intima, vissuta dall’interno con gli occhi di chi la ama smodatamente e la conosce già piuttosto bene e che, nonostante questo, desidera scoprirla (e riscoprirla) giorno dopo giorno. E, soprattutto, è una Tōkyō vista con gli occhi dei bambini, capaci di provare ancora meraviglia davanti alle tradizioni legate all’inizio dell’anno nuovo o agli esserini osservati al microscopio al Museo dei Parassiti. Di ogni mese dell’anno vengono spiegati i diversi nomi giapponesi, i loro significati e le trascrizioni in caratteri kanji. A ognuno di loro, poi, l’autrice collega un diverso quartiere della città, prendendo per mano i suoi figli e lo stesso lettore, portandoli tutti insieme a spasso per quelle vie, mostrando loro ogni angolo più particolare e spiegando aneddoti e curiosità con pazienza e passione. Il libro può essere sfruttato come diario di appunti in vista di un viaggio nella scintillante città di Tōkyō, della quale mostra luoghi molto spesso ignorati anche dalle più complete guide turistiche, ma anche come lettura per chi ha semplicemente interesse nel comprendere un po’ più a fondo la cultura giapponese, in cui ogni piccolo gesto, al pari di ogni sillaba dell’alfabeto kanji, nasconde sfumature e significati tanto inafferrabili quanto evocativi come fiocchi di neve e petali di ciliegio. Lo stile delicato che contraddistingue l’autrice contribuisce, infine, a rendere ancora più piacevole un testo già di per sé consigliato anche per le magnifiche illustrazioni di Igort che lo impreziosiscono.