
C’è una nuova nave che dalla Polonia salpa e arriva direttamente in Argentina, da Gdynia a Buenos Aires: il piroscafo “Chrobry” (“valoroso”). Per la sua inaugurazione sono invitati per raccontare il primo viaggio diversi cronisti e scrittori: che occasione ghiotta per il giovane, ma già ben noto, Witold Gombrovicz! Venti giorni di mare, cielo, noia e finalmente… Argentina! Ma non appena arrivati nel nuovo continente, giunge subito, anche se non improvvisa, la notizia dell’inizio del conflitto: la Polonia è invasa (siamo nel 1939). La nave deve tornare indietro riportando a casa tutti gli uomini pronti a combattere per la loro patria. Tutti tranne uno, il giovane Witold! “Salpate Compatriotti verso la Nazione vostra! Verso la vostra Nazione Santa, ma fors’anche Maledetta! Navigate verso questo Santo Mostro Oscuro che da secoli tenta di crepare ma non ci riesce! (….) Che il Martirio suo martirizzi voi, i Figli vostri e le mogli, fino alla Morte, all’Agonia, affinché lei stessa agonizzando nell’agonia della propria Demenza vi renda Dementi e Indemoniati”. Disertore? No, preferisce semplicemente vivere in Argentina e non servire una Patria ed un continente ormai al collasso, destinato a morire. Sarebbe un sacrificio inutile. Così, mentre la nave torna in Europa, precisamente in Inghilterra per essere riconvertita in nave militare, il giovane Witold si accinge, con pochi rubli in tasca, a iniziare una nuova vita in un nuovo continente. La prima cosa da fare è recarsi alla Legazione e chiedere dei soldi, un sussidio; poi darsi da fare per trovare una occupazione redditizia. Da qui inizia una serie di avventure che lo terranno in Argentina per almeno un trentennio, prima con lavori saltuari quindi impiegato del Banco Polaco, dove gli sarà concesso di poter continuare la sua attività di scrittore…
Il Saggiatore sta ripubblicando tutte le opere di Witold Gombrowicz, controverso scrittore polacco, provocatore, come dimostra questo romanzo autobiografico, Trans-Atlantico (edito per la prima volta nel 1956), da leggersi in compagnia di Cosmo e Pornografia. Nessuno meglio di Gombrowicz poteva scherzare del genio di Jorge-Luis Borges, incontrato in Argentina e descritto come un inutile sapiente (non mancheranno poi i rimbrotti di Borges), oppure poteva rendere un quadro così esilarante e surreale della diplomazia polacca, della società stessa della Polonia da lui abbandonata. Nessun altro, infine, sarebbe riuscito a ribaltare la normale grammatica dei valori civili sostituendo al concetto di Patria quello di Figliatria. Per questa sua posizione così irriverente, Witold fu costretto a premettere alla seconda edizione (1957) una nota esplicativa che, probabilmente in modo ancora più scanzonato e burlesco, voleva rassicurare i suoi lettori e detrattori del suo attaccamento alla Polonia e di come invece il suo romanzo - che si affrettava a definire, anche in modo contraddittorio, un romanzo di “fantasia” - fosse una celebrazione della sua Patria e della terra che gli aveva dato i natali. Romanzo scritto in modo linguisticamente ostile, con parecchi salti logici, molte allusioni linguistiche che possiamo recuperare grazie alle note alla traduzione. Il libro è accompagnato in post-fazione da un’acuta ed accurata analisi di Francesco M. Cataluccio che fornisce alcune chiavi di lettura del romanzo, senza però esaurirne la forza.