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Tre

Tre

La Comelle, Borgogna, dicembre 2017. Come ogni mese Virginie lascia anonimamente trenta chili di croccantini davanti al rifugio per animali abbandonati gestito da Nina Beau. In anonimo fa anche una donazione in denaro due volte l’anno, in una busta infilata nella cassetta delle lettere. Un gesto che sa di ricordi e rimpianto, dedicato all’amica di un tempo che ora la guarda senza vederla mentre indossa degli stivali troppo grandi e il suo sguardo le scivola indifferente addosso come la pioggia che cade a dirotto. Lo stesso era successo una domenica pomeriggio di trentuno anni fa, quando a dieci anni, durante una festa di compleanno si sono incrociate per la prima volta. Nina era con i suoi due inseparabili amici, e nessuno si era accorto di lei, che appena arrivata in paese ancora non aveva amicizie. Anche se tutti crescono e se ne vanno altrove senza guardarsi indietro – tranne Nina – Virginie è tornata a La Comelle, perché qui conosce “il rumore delle cose”, e lavorando da casa, si occupa di correzioni e traduzioni, e scrive sul giornale locale di necrologi e anniversari, tornei di briscola, spettacoli per bambini e mercatini di Natale, “strascichi della [...] vita di prima”. Ogni età ha un odore diverso, così come ogni vita. Virginie ricorda e rimpiange. Oggi solo Adrien le rivolge ancora la parola. Nina la disprezza e di Étienne non vuole più sentire parlare...

Nina Beau, Étienne Beaulieu, Adrien Bobin. “Le 3 B”. Tre amici inseparabili. Tre personalità diverse e complementari. La storia di un’amicizia che cresce coi protagonisti e con essi si trasforma, matura, cambia faccia e prospettiva. Tre è un romanzo circolare, dove inizio e fine si ritrovano, anche se il percorso nel mezzo non è lineare né privo di ostacoli. Il tempo scorre inesorabile, e non si può far altro che vivere. Valérie Perrin sa trattare tematiche delicate con sensibilità, miscelandole alla storia e ai suoi personaggi, raccontando l’umiliazione, la cattiveria, l’amore, la sottomissione e la violenza coniugali, la scoperta del sesso e della libido, l’abbandono, la morte, la malattia, l’identità di genere. Struggente, malinconico, commovente, inquieto, eternamente sospeso, raccoglie il lettore e lo porta con sé, nel suo viaggio tra nostalgia e rammarico, tra dolore e rassegnazione, tra amore e sofferenza. Una storia di speranza e liberazione, di trasformazione e perdono. L’uso della lingua è sapiente, sa stupire e attrarre, anche attraverso l’uso di figure retoriche impattanti, mentre la narrazione è quasi visiva. Non manca il mistero, che arricchisce l’intreccio e incuriosisce il lettore, con i suoi non detti, con la sua presenza che incombe irrivelata nei sussurri, nelle frasi a metà, nelle allusioni accennate. I salti temporali intrecciano, sovrappongono e mescolano un flusso incontrollato di ricordi che si trascinano dietro emozioni e sentimenti di allora, che riaffiorano quasi intatti dal passato. “I ricordi sono come gli armadi, prima o poi vanno svuotati di quello che c’è dentro”.