
Alësa Laptev sa di essere un uomo brutto e attempato: ormai ha trentacinque anni e non ha una donna con cui condividere la sua vita, interamente organizzata intorno al suo lavoro a Mosca. Ma quella sera è appostato fuori dalla chiesa nella speranza di poter parlare con Julija Sergeevna, accompagnarla a casa e passare la serata con lei. Peccato che Laptev sappia anche di essere tremendamente noioso, non sa mai di cosa parlare con le donne e questo lo mette in difficoltà. Julija è giovane, ha ventuno anni, sente il bisogno di accasarsi, di mettere su famiglia, eppure Laptev non è proprio il suo tipo: non è solo una questione di bellezza, il fatto è che proprio non lo ama. La dichiarazione di Laptev, una dichiarazione drammatica e sfuggente, sulle scale della casa di Julija, lascia la ragazza perplessa: troppo poco tempo per decidere, troppo poco tempo per capire se davvero quello è amore o soltanto paura della condanna alla solitudine. Molte sue amiche coetanee sono infatti già maritate, altre invece sono preda dei rimorsi legati alle tante proposte rifiutate. Eppure, di fronte alla richiesta di Laptev ed alla prospettiva di rimanere zitella, accetta suo malgrado di sposarlo e di trasferirsi dal suo piccolo villaggio a Mosca. Si tratta di un grande passo che in parte l’attira, in parte la spaventa. Laptev al contrario oscilla fra la gioia del matrimonio e l’amarezza di sapere di non essere amato. Ignorando nei futuri tre anni qualcosa potrebbe cambiare…
Insieme a Fëdor Dostoevskj e Lev Tolstoj, Anton Čechov è fra gli scrittori più significativi della tradizione narrativa russa e mondiale; come Dostoevskj e Tolstoj, Čechov riesce a mettere in fila la descrizione minuziosa dei mutamenti dell’anima umana completamente adattata al contesto, storico/geografico, in cui cresce, vive, agisce. Un tutt’uno sociale di persone, relazioni, lavori, vite, che si mescolano, si destrutturano, sono analizzate e messe a disposizione del lettore perché ne possa godere. In Tre anni il tema centrale è l’amore, che però non è descritto e vissuto come un sentimento coinvolgente che attrae e fa stare insieme due persone, non è un collante di due vite che si attraggono, ma un sentimento che non sempre si affaccia sincronicamente nei due congiunti, un sentimento che fa soffrire e dona allo stesso tempo speranza. Un sentimento che non dipende dalla bellezza fisica, anche se l’aspetto esteriore è tema affrontato con interessanti risvolti morali: i fisicamente brutti si annoiano, sanno di essere noiosi, eppure sono buoni, sono generosi; al contrario i fisicamente belli sembrano divertirsi, sono brillanti, eppure sono cattivi. L’editore Elliot propone oggi (2022) una nuova traduzione del romanzo, meglio racconto lungo, che Anton Čechov compose in età ormai avanzata (risale al 1895), e che in Italia aveva già diverse edizioni: tuttavia la nuova edizione si arricchisce di un interessante ed utile saggio di Fabrizio Coscia, critico letterario e teatrale, che, grazie alla sua esperienza, offre al lettore diverse nuove chiavi di lettura del romanzo russo.