
Francia, anni Quaranta. Jean, Albert, Paul e Marcel si dirigono verso la sede di una banca per rapinare un furgone portavalori. Fermano l’auto nei pressi del loro obiettivo e rimangono in attesa. Uno strillone attira la loro attenzione: l’edizione straordinaria del giornale racconta di una bambina morta a causa degli scontri avvenuti durante lo sciopero dei minatori. Sopraggiunge il furgone, l’auto si mette di traverso. La portiera del furgone si apre, a bordo due uomini: uno ha indosso un’uniforme, l’altro abiti civili. L’uomo in uniforme esplode un colpo, Jean apre il fuoco e uccide entrambi. All’arrivo della polizia, la sparatoria continua; Marcel resta ferito ma i quattro rapinatori riescono a scappare. La ferita di Marcel non sembra particolarmente grave, ma Jean vuole ucciderlo e, dunque, fa credere agli altri complici che Marcel non abbia scampo; rimasto solo con lui, gli spara a sangue freddo. La fuga continua; i tre si dividono per raggiungere la base del gruppo di anarco-comunisti per conto dei quali hanno realizzato la rapina. La rapina, il cui scopo era sostenere proprio lo sciopero dei minatori, si è rivelata del tutto inutile sia perché i minatori hanno revocato lo sciopero sia perché gran parte delle banconote risulta segnata. La ferocia manifestata dai rapinatori, inoltre, induce alcuni ‘compagni’ a un ripensamento. All’interno del gruppo anarco-comunista, così, si apre un fronte moderato attorno alla figura di Raymond. Jean non è d’accordo e lo uccide, investendolo con l’auto; poi, convince Albert e Paul ad accantonare ogni obiettivo politico e a continuare la vita criminale…
Malet è il fotogramma in negativo di Simenon; da quest’ultimo lo distanziano esperienze di vita, formazione culturale e obiettivi narrativi. Il suo Nestor Burma (l’investigatore privato protagonista di molti romanzi di successo) condivide con il commissario Maigret la sola passione per la pipa; per il resto, predilige il ricorso alle vie spicce. È cinico, a tratti sarcastico; sempre squattrinato; spesso impelagato con qualche dama. L’archetipo è il ‘duro’ della letteratura hard-boiled che rappresenta (insieme a un certo tipo di cinema che a essa si ispira) il seme da cui germoglierà quel particolare modo di raccontare storie di dolore che è il genere noir. L’estrazione proletaria di Malet è una traccia visibile nelle sue opere e, in particolare, nei romanzi che compongono questa Trilogia nera, ovvero La vita è uno schifo, pubblicato nel 1948; Il sole non è per noi del 1949; e Nodo alle budella, del 1969. I protagonisti di tutti i romanzi della trilogia vivono nei quartieri popolari e provengono da famiglie infelici, ciascuna a suo modo (come direbbe il Tolstoj di Anna Karenina), eppure tutte accomunate dallo stesso tarlo esistenziale. I personaggi (tutti, i principali e i secondari) sembrano condannati, irrimediabilmente, a rimanere ai margini della società. Si muovono nel male come se non conoscessero altra materia e altro istinto; lo subiscono dagli altri e lo propinano agli altri perché le loro vite non sono altro che incubatrici di violenza. Quella di Malet è una ‘provvidenza oscura” che guida esistenze tragiche; esistenze di uomini e donne che non hanno scampo e che aspettano la propria morte come una liberazione.