
Mario sta spingendo un carrello di un supermercato. Dentro, oltre a scatole e lattine, anche Micaela, una bambina dai capelli rossi che con sguardo assente fissa gli scaffali. Sua madre Laura afferra un pacco di patatine fritte in cerca di una data di scadenza che non trova. Siamo a Villa Astolfi, provincia di Buenos Aires, in un ex supermercato di quartiere. È l’autunno del 2030. Mario e Laura iniziano a bisticciare, lei vorrebbe che la figlia assaggiasse le patatine - mai mangiate in vita sua - ma Mario le ricorda che Susanna non vuole. I tre si aggirano ancora per un poi tra i corridoi deserti, nell’abbandono più totale, finché non si trovano difronte ad un cadavere. Mario cerca di proteggere la bimba da quello spettacolo, ma quello non è né il primo né l’ultimo cadavere che vedrà. Procedono oltre e ritornano a quella che considerano casa, una piccola comunità che si stringe attorno a Susanna, una donna piena di risorse che sta tentando di dare a tutti loro un barlume di normalità, creando una scuola, promuovendo attività comuni, preparando conserve, coltivando mais. Un male terrificante si è diffuso sulla terra, una vera e propria pandemia di tristezza che ha contagiato uomini e donne, grandi e piccini, un morbo che ha infettato la maggior parte della popolazione, decimandola...
La storia di una piccola comunità di sopravvissuti anima le pagine di questo fumetto che ci catapulta in un mondo post-apocalittico. Siamo però allo step successivo a quello spesso descritto in storie del genere: ci troviamo in un presente che ha già fatto i conti con la mera sopravvivenza, nessuno dei protagonisti soffre la fame o è in costante pericolo anche se è bene stare all’erta, ci si impegna per migliorare la propria vita alla ricerca di un equilibrio. Ma migliorare per loro significa conservare il ricordo del mondo come era prima e cercare di riprodurlo: Susanna insegna la geografia, indica nomi, città e confini di un mondo che non c’è più, che mai potrà oggettivamente tornare ad essere tale. La Tristezza che ha privato ognuno di loro di genitori, compagni, amori, figli, li ha privati anche della gioia, della vita e del futuro. Una storia intimista che ci descrive una società incapace di afferrare l’opportunità che un cambio così drastico di vita ha offerto ai sopravvissuti, incapaci anche solo di pensare il nuovo, costantemente rivolti al passato, impegnati a rincorrere quello che hanno perso senza mai raggiungerlo. Difficile non fare un parallelo con la nostra storia recente e difficile non sorridere amaramente alle scelte di alcuni dei protagonisti, difficile non essere d’accordo con altri. Una storia senza sconti che fa riflettere con un finale che strizza l’occhio alla follia, forse per molti l’unica via percorribile.