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Tuamore

Tuamore

Guai a chiamarla Carmela! Quando lo fa il suo compagno di classe delle elementari, Pietro, dopo aver trascorso il pomeriggio nella cameretta di Crocifisso a fare i compiti - entrambi frequentano la seconda -, Melina brandisce il cucchiaio di legno, con il quale sta girando il sugo, a mo’ di arma e sembra pronta a colpire quel povero bambino, che non capisce dove possa aver sbagliato: sul campanello, all’ingresso, c’è scritto Vella Carmela. Ma la mamma di Crocifisso è fatta così e, ogni volta in cui è costretta a pronunciare il suo nome così come è scritto sulla carta d’identità, la sua voce diventa un sussurro strozzato, manco fosse la peggiore delle parolacce. Croci, quando vuole prendersi gioco di lei, utilizza il suo nome ufficiale e, mentre si sbellica dalle risa, assiste alla trasformazione della madre, che esce dai gangheri e qualsiasi oggetto abbia tra le mani lo lancia furiosa contro il figlio. Quando nasce Crocifisso, Melina ha solo vent’anni. In realtà, il piccolo è già nella pancia della mamma, a tirare calci, quando Melina si sposa. Proviene da una famiglia operaia che non le offre l’opportunità di tentare un destino diverso rispetto a quello che la categoria sociale di provenienza impone. Si sposa per amore, non c’è dubbio, ma il matrimonio diventa anche terreno fatto di malumori e incomprensioni e tutti i sessantadue anni della sua vita sono funestati da rovesci economici che, a volte, la costringono a subire umiliazioni che la feriscono nel profondo. Inoltre, ulteriore beffa, il cancro che la porta alla morte finisce per nutrirsi del suo corpo e trasforma il suo vivere quotidiano nell’ennesimo e durissimo calvario. Melina, tuttavia, esorcizza la morte fino alla fine. Sa sdrammatizzare e regala ai figli siparietti comici capaci di disegnare un sorriso anche nella più tragica delle circostanze. Per Crocifisso, Melina è la classica madre che stira le camicie, prepara pranzo e cena ed è apprensiva. Ma è anche la sua migliore amica...

Un memoir, infarcito tanto di commozione quanto di divertimento, che tenta di cogliere frammenti di vita di una donna che ha segnato l’esistenza dell’autore e ne ha scandito le giornate, le scelte e i percorsi. La fotografia tenera, a volte aspra e sempre bellissima, di un legame - quello tra una madre scanzonata e un figlio timido e sensibilissimo - struggente e carico d’amore vero. Il ritratto di un’Italia a cavallo tra la fine degli anni Cinquanta del secolo scorso e i primi anni di quello nuovo: un periodo di enormi cambiamenti e di retaggi culturali duri a morire, riflessi nella vita di una famiglia di emigranti che trova nella figura materna l’orizzonte verso cui tendere lo sguardo e in cui cercare conforto di fronte a ogni difficoltà. Il romanzo di Crocifisso Dentello rappresenta qualcosa di assolutamente originale nel panorama editoriale italiano. L’autore racconta il suo percorso di crescita, all’ombra di una solitudine causata dalle difficoltà a cucire relazioni, segnato in maniera profonda dalla figura di Melina, donna dal carattere orgoglioso e forte, figlia tosta e sopra le righe di un’epoca storica complessa, nella quale occorre una costante determinazione per riuscire a ritagliarsi un’identità dignitosa. Melina è, per il figlio, un faro nel buio; casalinga nell’anima e collaboratrice domestica per necessità sa insegnare a Croci l’ironia, lo stimola e lo spinge a superare il timore del giudizio altrui. E quando il “tuamore” - crasi vincente con cui Dentello nomina il male che tutti temono e nell’affrontare il quale Melina è, una volta ancora, vera maestra di vita - entra in quella casa in cui dominano la dignità e il sorriso, la donna non si piega, ma fa della malattia uno strumento a servizio del suo modo di concepire la vita e la qualità dei rapporti. Un libro bellissimo; una storia d’amore delicata senza diventare mai melensa; una dichiarazione d’affetto piena di poesia e di delicatezza, che fa sorridere e commuovere; il frammento di mille ricordi che, insieme, aiutano a mantenere viva l’immagine indelebile di un affetto profondo e pulito; un sentimento privato messo a disposizione del lettore, che lo fa proprio e nutre per esso, e per chi, attraverso le parole, se ne è fatto portatore, un profondo rispetto.